
Un inverno che si rispetti dipende anche da questo: osservate bene le due immagini in figura (click per aprirla), si riferiscono all’estensione delle superfici innevate sul continente euro-asiatico nel 2017 (sopra) e nel 2012) sotto (qui la pagina dedicata all’innevamento continentale).
Il confronto è a dir poco impietoso.
Fatta eccezione per un minor innevamento nella zona del Kazakistan, tra il mar Caspio e l’ex lago d’Aral, il resto della superficie continentale nel 2012 era ben più innevata dell’attuale. Guardate per esempio i territori europei a noi più vicini.
Questo non vuol dire che la nostra stagione fredda sarà mediocre, perchè la questione legata all’innevamento continentale è solo uno dei tasselli del grande puzzle chiamato inverno. A favore di una stagione quanto meno interessante giocano altri fattori predittivi, come – giusto per fare un esempio – l’inversione dei venti stratosferici in condizioni di minima attività solare, argomento che tratteremo prossimamente in un ampio editoriale.
Insomma, per dirla con altre parole: finora il freddo è arrivato direttamente dal Circolo Polare, ma il freddo vero, quello tosto, non quello sterile ma quello che porta anche la neve, arriva da est, quindi dal continente. E se le riserve di freddo nei bassi strati (vedi appunto innevamento superficiale) sono scarse, il gelo da molti siti sognatori paventato ad ogni battito di ciglia, non arriverà mai.
Luca Angelini