A chi la NEVE, a chi il nulla: ecco come una catena di montagne può fare il bello e il cattivo TEMPO

L’Italia è un laboratorio a cielo aperto. La sua particolare posizione geografica e i suoi confini irregolari ne fanno un ambiente di studio di tutto rispetto, soprattutto in campo climatico e meteorologico. Solo per questo, trattare una previsione meteorologica sul territorio italiano può essere considerata una prova d’esame quotidiana, mentre il più delle volte l’approccio a questa scienza viene banalizzato irrispettosamente.

Se i meteorologi italiani, ammesso che ne siano titolati, potrebbero certamente dar lezione ai colleghi sparsi in tutto il mondo, è anche grazie alle imponenti catene montuose che formano la spina dorsale della Penisola, Alpi, ma anche Appennini. Prendiamo il caso dell’ondata di freddo ormai prossima (qui la descrizione generale dell’evento previsto): se immaginiamo l’aria fredda come una nave che deve entrare in porto, possiamo ben capire quanti ostacoli posano frapporsi: scogli, dighe di contenimento, banchine, altre imbarcazioni, attrezzature portuali, industriali e molto altro ancora.

Così è anche per l’aria fredda che, a causa della propria densità e quindi del proprio peso, tende a scorrere soprattutto negli stati medio-bassi dell’atmosfera, proprio là ad “altezza d’uomo”, dove l’asperità orografiche agiscono con più forza. Considerando che sull’Italia  l’aria fredda arriva dai quadranti settentrionali, possiamo ben capire che saranno i versanti settentrionali delle nostre montagne a raccoglierne i frutti. Questo è il motivo per cui la neve imbiancherà i versanti esteri della chiostra alpina e quelli adriatici della catena appenninica, ma non è tutto. Cosa succede contemporaneamente sui versanti riparati dai venti settentrionali?

Se l’aria fredda pesa, una volta risaliti faticosamente i pendii lungo i versanti sopravvento rallenterà causando un accumulo di massa  che determina annuvolamenti e precipitazioni (processo chiamato sbarramento o Stau), raggiungerà in seguito la linea di cresta per poi cadere letteralmente a valle scivolando verso il suolo (ecco perchè l’aria lungo i versanti sottovento accelera causando una diminuzione di massa, ma anche una notevole compressione ).

L’aria dunque scende da pressioni minori verso pressioni maggiori e quindi è sottoposta ad un riscaldamento con drastico calo dell’umidità relativa e dissipazione della nuvolosità (processo chiamato Favonio o Foehn). Ecco perchè se sui versanti settentrionali e adriatici delle nostre montagne nevicherà e potrà farlo anche a quote prossime al piano, sui versanti padani e tirrenici il cielo si manterrà in prevalenza sereno e l’aria tersa con molto vento.

Insomma ondata di freddo si ma con due pesi e due misure.

Luca Angelini

 

 

 

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