A 20 anni dal Blizzard di Santa Lucia

Quella sera di venti anni fa a Milano l’aria era irreale, affascinante, la grande metropoli vulnerabile, silenziosa, con la neve che l’aveva trasformata per una notte in un remoto villaggio di montagna, mostrandoci finalmente il suo volto più umano.

Venti anni volati, ma il ricordo è lucido nella mente come fosse ieri: i passi solitari scricchiolavano incerti sul selciato lungo un naviglio silenzioso assopito nel suo scorrere impercettibile, mentre nel cielo di dicembre un tramonto di fuoco cercava di alleviare un buio sceso di traverso.

Nell’ora di punta la caotica Milano partecipava lontana e distaccata con il suo assordante silenzio rotto di tanto in tanto da qualche folata di vento. Strano per le immobili serate di dicembre. Alla fredda indifferenza di una città sempre troppo distratta, faceva da contraltare quest’aria davvero strana che ebbe il merito di svegliare poco a poco la mia attenzione. Agganciai improvvisamente la realtà accorgendomi che un vento da est sempre più teso stava trasportando rade nuvole veloci, situazione non proprio frequente nel contesto meneghino invernale.

Dietro ai tetti scuri infatti iniziava poco a poco a trapelare qualcosa di inusuale. Il cielo notturno si coprì velocemente e il vento iniziò a insinuarsi nella vita frenetica della metropoli sibilando sempre più rabbiosamente per le vie, prendendosi gioco di alberi, semafori e cartelloni pubblicitari. Uno schianto sinistro dall’altra parte della strada mi mise in allarme: una tettoia di plastica, strapazzata dalle raffiche rabbiose, era stata divelta all’ultimo piano di un altissimo edificio, scomparendo dietro al terrazzo.

“Eh ma che aria di neve!” E la neve sopraggiunse improvvisa, inaspettata, sorprendente, dopo una normalissima giornata di sole, colse di sorpresa la città nel pieno del suo fervore ammantando di un insolito velo candido anche gli angoli più nascosti e indecenti dei marciapiedi. Quel 13 dicembre di venti anni fa fu davvero memorabile. Una bufera di neve di rara potenza mise in ginocchio la blasonata metropoli lombarda, proprio come fa il Blizzard con la cugina d’oltre oceano New York. Le strade affollatissime nel periodo pre-natalizio, diventarono trappole, ma anche sulle tangenziali al solito collasso da traffico, l’esercito degli automobilisti era alle prese con qualcosa che assomigliava alla disfatta di Napoleone in Russia.


Piazzale Loreto
, brutalmente resa famosa dai libri di storia e ora incorniciata di pubblicità luminose che solitamente vegliano sui loschi traffici figli di un degrado galoppante, aveva finalmente ritrovato la pace di un villaggio di montagna immersa nel candore dei suoi -2°C, ben segnalati da un vistoso termometro digitale pubblicitario.

Torno verso casa, il vento soffia neve polverosa contro gli spigoli dei palazzi disegnando giochi di luce con i lampioni gialli che vigilano attenti sulle peripezie degli automobilisti. I loro mezzi, abbandonati poco a poco agli angoli delle strade, vennero subito inghiottiti dalla neve che se li divorò incrostandoli con la sua grazia implacabile.

Rientrato accendo la TV e la cronaca su quanto sta accadendo si spreca, mentre i servizi meteorologici, presi in contropiede, cercano di metterci una pezza, ma è peggiore del buco. Intanto là fuori il vento continua a ringhiare sul parapetto dei balconi e ad agitare le antenne pericolanti. Spengo la luce e nel buio della stanza il cielo giallo sopra ai tetti effonde il chiarore diffuso della neve e mi fa capire quanto Milano sia ancora capace di suscitare forti emozioni.

L’inverno c’è ancora, che sia un miracolo? Grazie Santa Lucia.

Luca Angelini

Amarcord: il Blizzard di Santa Lucia, immagini, ricordi, impressioni