Caldo torrido o afoso? Ecco come fare per non confondersi

Il caldo, l’evento atmosferico più temuto dagli Italiani. Ogni anno ne sentiamo davvero di tutti i colori, che vanno ben al di là del semplice “rosso fuoco” che compare sulle carte meteorologiche. Molto spesso, ad esempio, gli organi di informazione non esaminano con sufficiente cognizione di causa la qualità dell’eventuale massa di aria calda in arrivo, certamente perchè si approvvigionano da fonti meteo discutibili. Così si confonde tra caldo torrido e caldo afoso quasi fossero sinonimi, il che evidentemente non è. La confusione viene ancor più esaltata da TV e giornali che mischiano i due termini essenzialmente per non fare poco eleganti ripetizioni dei servizi e negli articoli, ma lasciandosi però cadere in ben poco professionali trappole pseudo-editoriali.

Spesso si utilizza in modo improprio anche la cosiddetta “temperatura percepita“, parametro che in realtà non esiste. E’ infatti la relazione tra la temperatura e l’umidità relativa che ci aiuta ad individuare dove il caldo si presenterà in forma torrida, ossia secca, oppure afosa, ossia coadiuvato dall’alto tasso di umidità. Le masse d’aria che si formano sul nord Africa ad esempio, sono in origine molto calde e secche e producono nei luoghi di origine un clima caldo torrido. La percezione è una cosa diversa, soggettiva e pertanto non utilizzabile in forma universale.

Ora: accertato che è in arrivo una massa di aria calda e che la massa d’aria calda si sposta dalle dune del deserto sorvolando una vasta superficie marina, ad esempio il Mediterraneo, potremo intuire che si caricherà di umidità a causa dell’intensa evaporazione lungo il pelo dell’acqua. Adesso se la nostra massa d’aria, ora un po’ meno calda ma certamente molto più umida, si porta sull’Italia, avremo a che fare con un caldo di tipo afoso.

Lo score tra temperatura e tasso di umidità viene identificato tramite un parametro fisico ben preciso, noto come indice di calore (vedi tabella sotto). Questo indice si sviluppa lungo una scala di valori che riassume l’impatto clinico di sopportazione fisica e che, in buona sostanza, ci restituisce una scala schematica di disagio cui dovremo fare riferimento ad ogni ondata di caldo estivo prevista.

Luca Angelini

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