
Una premessa: il termine “ciclone”, in meteorologia, si riferisce ad una figura atmosferica di bassa pressione le cui correnti si avvitano verso l’alto ruotando nel contempo in senso antiorario (nel nostro emisfero). Questo per non generare fraintendimenti facendo credere la presenza di un uragano. In tal caso si parla di “ciclone tropicale”. Ad ogni modo il ciclone “extratropicale” che si è approfondito nelle ultime ore in Atlantico, e al quale l’Università di Berlino ha assegnato il nome di “Zeus”, ci suggerisce senz’altro che ci troviamo dinnanzi ad una classica “tempesta equinoziale”.
Il fulcro di questa figura, dell’ordine di 960hPa al livello del mare, si sposterà nelle prossime ore verso le Isole Britanniche, dove pertanto sono previsti venti di tempesta. La potenza di questo ciclone deriva dall’azione di compressione esercitata dalla spinta a tenaglia operata a nord da un anticiclone anomalo polare che occupa l’area a nord dell’Islanda, e dall’altra per via della resistenza indotta dalla fascia anticiclonica subtropicale, che arretra molto lentamente verso sud (e le nostre regioni meridionali ne sanno qualcosa.
A proposito dell’Italia, dobbiamo osservare che la presenza di tale vortice non sarà determinante; le uniche influenze saranno date dal rinforzo del vento di Libeccio/Ponente e dal transito alternato delle code periferiche delle perturbazioni associate, che sfileranno via invece sull’Europa centrale e settentrionale (dove potrebbero creare problemi legati al vento e alle piogge.
Luca Angelini
