Chiariamo subito, non c’è nulla di strano se sulle cime alpine nei prossimi giorni potrà a tratti nevicate a partire da 2.000-2.400 metri, tutto fa parte della normalità climatica del nostro Paese e, in particolare, della climatologia dell’area alpina.
La circolazione di aria fresca responsabile del tempo di questa settimana appena iniziata si manifesterà con lo sviluppo di instabilità atmosferica, accompagnata come sappiamo da rovesci e anche da manifestazioni temporalesche. In tale contesto si attuerà un travaso di aria fresca dalle quote superiori verso il basso, con relativo abbassamento del livello dello zero termico che, nel corso delle precipitazioni più intense, intercetterà le cime alpine a partire da tali quote.
I fenomeni potranno essere caratterizzati dalla cosiddetta neve tonda (palline di ghiaccio morbido) alle quote più basse, intorno a 2.000 metri, ma anche da neve, per così dire “propriamente detta”, a partire da 2.400 metri. Al di là dei singoli fenomeni, che comunque si limiteranno a temporanee imbiancate con modesti spessori, quello che conta è la situazione favorevole per i nostri ghiacciai che, in vista della stagione estiva ormai imminente, potranno contare su un benefico spessore bianco protettivo.
Il limite delle nevicate, in considerazione dell’accumulo di aria fresca calcolato dalla modellistica numerica alle varie quote, potrà risultare mediamente più basso a ridosso dei settori alpini di confine con la Svizzera, quindi in Valle d’Aosta, in alto Piemonte e sull’estremo nord della Lombardia e un po’ più alto su tutti gli altri settori.
Ricordo infatti che, per via dell’effetto albedo e per la stessa fisica interna della neve fresca, lo spessore recentemente deposto fungerà da isolante termico con rallentamento e lieve ritardo del periodo di fusione e, come si suol dire, chi bene inizia è già a metà dell’opera.
Luca Angelini
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