Didattica – Come riconoscere i vari tipi di CICLONE

Le vicende meteorologiche degli ultimi giorni sono contraddistinte dalla genesi di strutture di bassa pressione nate ed evoluta sul Mediterraneo. Come è noto, il Mare Nostrum nella stagione autunnale e nella prima parte di quella invernale, ben si presta a generare questi soggetti sinottici che a volte possono evolvere  e persino trasformarsi in strutture del tutto analoghe a quelle cicloniche tropicali. Ma allora, come possiamo fare per esaminare con rigore scientifico questi vortici e trarre le dovute conseguenza dal punto di vista analitico, se non addirittura da quello previsionale?

Una prima indagine può essere condotta con l’ausilio dei prodotti satellitari ad alta risoluzione, che ci consentono di individuare se la struttura nuvolosa che si accompagna al vortice si estenda a scala sinottica, come avviene per quasi tutti i cicloni extra-tropicali, o evidenzi dimensioni del diametro rilevabili alla mesoscala, ovvero sotto i 300km, così’ come accade ad esempio per i cicloni tropicali mediterranei. Eventuale presenza di “occhio centrale” e di struttura nuvolosa simmetrica attorno a quest’ultimo infatti, può suggerirci che siamo in presenza di un sospetto ciclone di tipo tropicale, che si possono formare anche sul Mediterraneo (torneremo sull’argomento alla fine dell’articolo).  Questo procedimento è stato messo a punto da M. Tous e R. Romero e reso pubblico sul volume n.33 dell’International Journal of Climatology, nel gennaio del 2013.

ciclo1Ma l’indagine visiva spesso non è sufficiente e allora ecco che occorrerà servirsi di un particolare prodotto numerico noto come Diagramma di Fase, nella fatti specie quello in uso fin dal 2003 ed elaborato da Robert Hart, docente di Meteorologia al  Department of Erth, Ocean, and Atmospheric Science dell’Università della Florida. Trattasi di una sorta di diagramma cartesiano, consistente in quattro quadranti (vedi figure 2 e 3) che ci aiuta a discernere le principali caratteristiche che contraddistinguono le strutture depressionarie, tropicali e non.

L’argomento si fa ora un po’ tecnico. Se non si è interessati si può saltare direttamente alle conclusioni, saltando al capoverso finale che inizia con “un ultimo appunto”.

ciclo2Noi altri invece procediamo nella nostra disquisizione, descrivendo come si interpreta il nostro diagramma di Hart: sull’asse delle ascisse è rappresentato l’andamento del vento termico attraverso lo spessore compreso tra 900 e 600hPa (bassa troposfera) e su quello delle ordinate la stessa grandezza, ma riferita allo spessore atmosferico compreso tra 600 e 300hPa (media e alta troposfera). L’analisi viene condotta in due parti, utilizzando prima il diagramma raffigurato sopra e poi quello raffigurato sotto. Nella prima viene rilevata la struttura geometrica del ciclone (simmetria, fig n. 1 in alto).

Essendo il vento termico una grandezza che scaturisce dalla differenza vettoriale del vento geostrofico (vento che scorre parallelo alle isoipse nelle carte in quota) a diverse quote, ne consegue che questo parametro torna utile per accertare se la struttura ciclonica sia simmetrica ( cicloni extra-tropicali in fase di occlusione) o asimmetrica (cicloni extra-tropicali in fase matura o di sviluppo). Il modello traccia allora un percorso da “A” (partenza del ciclone) a “Z” (arrivo del ciclone), lungo il quale si possono individuare le caratteristiche richieste. Ad esempio: se la traccia occupa il quadrante in alto a sinistra indica una struttura ciclonica asimmetrica (temporali che si sviluppano soprattutto su un quadrante, se trovasi in basso a sinistra, invece  simmetria della convezione e quindi del ciclone. Ma questi dati ancora non bastano: occorre a questo punto accertarci se il nostro ciclone sia a cuore freddo (cicloni extra-tropicali) o caldo (cicloni tropicali). Ebbene ecco che il nostro diagramma ancora una volta ci viene in aiuto, mostrandoci nella seconda versione studiata da Hart questi importanti parametri (fig n.2 qui sopra).  Il modello traccia ancora un percorso da “A” (partenza del ciclone) a “Z” (arrivo del ciclone), lungo il quale si può individuare le caratteristiche fisiche ed eventuali transizioni tra un tipo di soggetto all’altro. Ad esempio: se la traiettoria del nostro ciclone rientra nei due quadranti di sinistra, certamente apparterrà alla famiglia dei cicloni extra-tropicali, viceversa se trovasi a destra, certamente sarà una struttura di tipo tropicale (o ibrida). Se tale analisi è condotta su un soggetto mediterraneo sarà rispettivamente un ciclone extra-tropicale o tropicale mediterraneo.

Un ultimo appunto: come i cicloni delle zone tropicali, anche quelli mediterranei a cuore caldo (cicloni tropicali mediterranei) hanno una loro classificazione in base all’intensità dei venti che vi si producono. Si va infatti dalla Depressione Tropicale Mediterranea (la meno potente), alla Tempesta Tropicale Mediterranea (media intensità), per finire al Medicane (Mediterranean Hurricane, il più potente dove i venti soffiano con forza di uragano, quindi al massimo della scala Beaufort).

Insomma, cari amici e lettori: mi auguro di non avervi tediati e di aver invece gettato un appiglio di interesse su questa affascinante materia di studio certo che, da qui a poco, nessun ciclone che passerà da queste parti potrà aver più segreti per tutti noi.

Luca Angelini

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