Doppia doccia fredda post-natalizia: il problema dell'"est shift"

hovmollerIn aggiornamento alle dinamiche descritte nei nostri precedenti approfondimenti, abbiamo notato una tendenza da parte del modelli numerici, a shiftare, ovvero a spostare progressivamente verso est l’asse del canale depressionario entro il quale scorrerà il fiume d’aria fredda destinato all’Italia dopo Santo Stefano. La manovra potrebbe sembrare un normale aggiustamento dei centri di massa nell’imminenza dell’evento; avete mai fatto sgonfiare di colpo un palloncino pieno d’aria? Se si, avrete certamente notato il tipico sfarfallare del nostro palloncino prima di cadere a terra completamente svuotato.

Ebbene, un effetto analogo lo si può notare anche nelle simulazioni proposte dai nostri modelli fisico-matematici, ancorati a leggi fisiche note ma lasciati allo sbaraglio dinnanzi alla fetta caotica dell’atmosfera. Destra-sinistra e il nostro nocciolo di aria fredda dà sempre del filo da torcere ad appassionati e previsori fino all’ultimo momento. Cosa non da poco per noi che abbiamo a che fare con un territorio corazzato di montagne.

Qui però c’è dell’altro.  Come ben sapete, nei nostri modelli fisico-matematici un piccolo errore ai dati iniziali, può causare un vistoso errore nell’elaborazione degli scenari futuri. Al di là dello sfarfallio della boccia di aria fredda in arrivo, che si comporta in analogia al palloncino sopra descritto,  l’esperienza insegna di un secondo errore cui possono andare incontro le nostre simulazioni: quello di spostare progressivamente verso est gli assi di saccatura legate alle irruzioni di aria fredda.

Ecco perchè NON si possono elaborare previsioni di nevicate, tanto meno sulle zone di pianura, a distanze temporali superiori alle 12-24 ore.

Nel nostro caso, del tutto in linea con il Primo Principio della Termodinamica, c’è la possibilità che i due nuclei di aria fredda provenienti dalle alte latitudini atlantiche, finiscano per “rimbalzare” contro l’arco alpino e scivolare ad est della Penisola. Ora, il primo nucleo freddo, quello atteso per Santo Stefano, andrà quasi certamente a finire sui Balcani, lambendo i versanti orientali della nostra Penisola, ma questo era già nelle previsioni.

Attenzione però, perchè anche il secondo, quello della neve in pianura al nord per intenderci, potrebbe finire per scivolare lungo l’Adriatico, facendo trafilare dal Rodano solo una parte dell’aria fredda, col risultato di un vortice asimmetrico, destabilizzato, incapace di porre in essere sui nostri mari di ponente una ciclogenesi sufficientemente ampia da garantire le nevicate da tanti previste con la solita troppa disinvoltura.

Quanto scritto rimane al momento solo una semplice osservazione. Per quanto detto sopra, ci riserviamo di attendere i prossimi aggiornamenti per stilare una prognosi definitiva e ufficiale sul peggioramento del 28 dicembre, quanto meno non prima di avere a disposizione i dati riferiti al passaggio freddo di Santo Stefano.

Luca Angelini

 

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