Ecco il vortice d’Islanda

Per molti data per dispersa, in realtà la figura di bassa pressione per antonomasia in Atlantico, è (quasi) sempre là al suo posto. In questa splendida immagine satellitare abbiamo la possibilità di ammirarlo in tutta la sua bellezza, così come lo si poteva apprezzare dai sensori del satellite ambientale Sentinel 3 a 800 chilometri di altezza lunedì 13 marzo: il vortice d’Islanda.

Proprio da una costola di questa profonda struttura di bassa pressione si è diramato il sistema frontale che ha attraversato l’Italia tra martedì 14 e mercoledì 15 marzo, portando una breve passata di piogge, molto vento e anche un netto ricambio d’aria. Quell’aria che vediamo trafilare dal Circolo Polare come un contro-monsone in uscita dalla Groenlandia; la sua traccia è costituita da quei piccoli filamenti nuvolosi paralleli posti a nord dell’islanda, che tradiscono la reazione del flusso gelido continentale sul mare meno freddo.

Dunque il vortice d’Islanda esiste ancora. E perché mai le sue perturbazioni non riescono più a raggiungere con regolarità e convinzione le lande mediterranee? Qui occorre scomodare le conseguenze portate dal rapido mutamento del campo di temperatura globale (leggi cambiamenti climatici), il cui aumento ha di fatto modificato l’andamento medio delle correnti: la dilatazione della circolazione subtropicale che si è mangiata una fetta della circolazione temperata è la causa principale. Con essa, se ne è andata anche la normale variabilità meteorologica del nostro Paese, caratterizzata in passato proprio dall’alternanza tra l’anticiclone delle Azzorre e il vortice d’Islanda.

Tempi che cambiano; tempo che non cambia…..

Luca Angelini