Eventi estremi: cambia il clima e cambiano anche i tempi di ritorno

Dagli incendi all’alluvione lampo; disastro domenica 16 luglio sulla sponda calabrese dello Stretto. Dal gran secco al diluvio; impressionante nubifragio venerdì notte in Brianza (Lombardia). Nord e sud dell’Italia strettamente uniti in un tempo che sembra sbattere la testa da un muro all’altro, un pendolo che ha perso la sincronia.

Una tale successione di eventi sovverte i tempi di ritorno, ovvero i tempi che statisticamente descrivono il possibile ripetersi di fenomeni meteorologici rari, in relazione al rapido mutamento dell’assetto climatico in atto. Se i nubifragi in questione potevano ad esempio rientrare in tempi di ritorno di 40-50 anni, ora tutto cambia. In altre parole anche i tempi di ritorno non possono più fare affidamento sulla statistica del passato, dovendo, per così dire, “rincorrere” i nuovi eventi che si susseguono a ritmo sempre più serrato. La base di calcolo deve pertanto rappresentare una media mobile.

Così ci spiega il professor Vincenzo Ferrara: “Le curve dei tempi dei ritorno sono calcolate con riferimento ai “casi” avvenuti nel passato. Sono curve, quindi, che raccontano e certificano il passato, ma che non sono rappresentative per il presente o per il futuro se le statistiche e la distribuzione statistiche di base cambiano come sta succedendo da almeno 25 anni a questa parte con i cambiamenti del clima.

Usare queste curve per interpretare il presente o per avere indicazioni sul futuro, significa ipotizzare (e ammettere erroneamente) che la climatologia degli eventi estremi sia immutabile nel tempo (passato, presente e futuro). Come dire che frequenza, distribuzione ed intensità delle piogge si ripetono nel presente esattamente come nel passato e si ripeteranno in futuro esattamente come si erano manifestate nel passato.

Questo invece è un errore. I tempi di ritorno degli eventi estremi di questi ultimi anni sono circa 10 volte i tempi di ritorno del passato (climatologia pre 1960-70).

Purtroppo il fatto di attribuire al futuro lo stesso tempo di ritorno ricavato dalle statistiche del passato sta facendo danni anche nelle valutazioni di rischio che compiono le Autorità di bacino (ora di Distretto) per il rischio alluvioni, il rischio siccità, e via dicendo. L’equazione del rischio che viene utilizzata stabilisce infatti che moltiplicando il passato per il presente si ottiene il futuro

Luca Angelini

 

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