
Ecco quel che rimane del fiume più grande d’Italia, il Po, stremato dopo mesi di siccità. Nonostante le piogge dei giorni scorsi, per altro non a livello delle sorgenti ma molto più a valle, il deficit idrico è così pesante che la siccità perdura imperterrita e in modo sempre più drammatico. Le poche piogge (e le insufficienti nevicate in montagna) evidentemente non sono bastate a mitigare una situazione di mancanza di precipitazione lunga oltre due anni.
Dall’acqua del Po dipende il 40% del PIL nazionale e un terzo della nostra produzione agricola, per non parlare dell’acqua potabile per circa 16 milioni di persone. Non è la prima volta che il Po raggiunge livelli così bassi, ma questa è una situazione tipica di agosto, non di inizio aprile. La primavera infatti è notoriamente una stagione piovosa per tutto il nord Italia. Questa è la settima crisi idrica in 20 anni; le precedenti nel 2003, 2006, 2007, 2012, 2017 e 2022. E’ tuttavia la seconda (dopo quella del 2022) a cadere in primavera e non in estate. Colpa dell’inverno più siccitoso dal 1972 ad oggi: in Piemonte manca ormai oltre l’80% delle precipitazioni.
Report Luca Angelini
