
E’ un dato di statistica climatologica che lascia poco spazio a dubbi e malversazioni. L’idea che sia dicembre il mese più freddo dell’inverno, solo per via delle giornate più corte dell’anno, è un’impressione sbagliata, un falso mito da sfatare. Il periodo statisticamente più freddo dell’anno in Italia è quello compreso tra il 15 gennaio e il 15 febbraio. Dal punto di vista della luminosità invece, il periodo con meno luce va dal giorno 15 al 26 del mese di dicembre. Successivamente, dal giorno del solstizio, le giornate cominciano lentamente ad allungarsi, guadagnando circa un minuto di luminosità al giorno.
Come mai succede questo? Per comprendere meglio il tutto, è bene ricordare il concetto di inerzia termica di un corpo, ovvero la capacità del corpo stesso di mantenere il calore accumulato per diverso tempo.
Il nostro pianeta assorbe calore nel corso della stagione calda e poi lentamente lo dissipa quando la temperatura diminuisce, prima nei mesi autunnali e poi in quelli invernali. Un esempio tangibile è quello di una pentola sul fuoco; quando si spegne la fiamma, l’acqua al suo interno non si raffredda subito, ma ci mette del tempo.

Nel mese di gennaio, la radiazione solare non è sufficiente a consentire un nuovo riscaldamento del terreno; il bilancio energetico sarà quindi negativo, ovvero sarà preponderante l’eliminazione del calore accumulato nella precedente stagione calda, rispetto a quello offerto dal sole. Ciò determina una continua diminuzione della temperatura, che si protrae per tutto il mese di gennaio; poco importa se le giornate cominciano ad allungarsi.
Quand’è che il bilancio termico ritorna positivo? Nel momento in cui il bilancio radiativo si inverte: il sole torna ad avere una forza sufficiente a scaldare il terreno e limita le perdite di calore verso l’esterno. Questo avviene non prima della metà di febbraio; fino a quel periodo la temperatura del terreno continua a diminuire, con una progressiva accentuazione del freddo.
Luca Angelini
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