
Sembrerà strano, un vero e proprio paradosso, ma le sviluppo di figure cicloniche particolarmente profonde non è per niente anomalo tra la fine dell’inverno e l’inizio della primavera. Questo accade infatti per i contrasti sempre più accesi tra le alte latitudini, ancora intirizzite dal lungo inverno, e le aree subtropicali, già scaldate da un sole ogni giorno più alto nel cielo.
Se ci mettiamo poi il contributo offerto dalla circolazione generale legata al vortice polare, in evidente approfondimento, ecco che non sarà difficile ritrovare un Atlantico in tempesta. L’artefice è quello che tecnicamente è noto come “ciclone d’Islanda“, il quale nelle prossime ore (la cartina si riferisce alle ore centrali di mercoledì 10 marzo) si articolerà con un minimo ad occhiale profondo fino a 960hPa al livello del mare. In quelle zone non sarà difficile raggiungere anche 150 chilometri orari di vento.
Nessuna conseguenza diretta per noi, dato che i due minimi si fonderanno in un’unica struttura ciclonica, la quale rimarrà attiva sino al weekend sul nord dell’Atlantico. Conseguenze indirette invece si: l’energia risucchiata dal vortice infatti non farà altro che rafforzare l’anticiclone delle Azzorre che quindi ci ricadrà addosso come abbiamo spiegato nel nostro ultimo VIDEO.
Luca Angelini
