
Una primavera piovosa o per meglio dire, caratterizzata da una spiccata variabilità meteorologica – ha un duplice beneficio. Il primo è a breve termine e riguarda la vegetazione che, risvegliandosi dal sonno invernale, evita, grazie alla pioggia e si terreni umidi, la sofferenza alle gemme.
Il secondo è a lungo termine e riguarda anche le premesse per la successiva estate. Arrivare infatti alla stagione estiva con i suoli umidi e con una vegetazione rigogliosa aiuta ad attutire gli effetti delle eventuali ondate di caldo, perché parte del calore verrebbe utilizzato per far evaporare l’acqua tramite l’evapo-traspirazione dei suoli vegetati.
Ciò non succede(o avviene in minima parte) in presenza invece di suoli aridi perché il calore accumulato dal terreno viene utilizzato soprattutto per far aumentare la temperatura degli strati d’aria a contatto con esso, proprio come avviene nei deserti.
Nel consegue che, in un contesto di “estate più calda del normale” (perché statisticamente è questo l’andazzo degli ultimi decenni), una primavera piovosa avrebbe il merito di contenere questa anomalia. Ecco perché c’è da augurarsi che questo pregresso stato di deficit idrico generalizzato lasci spazio al più presto alla normale variabilità primaverile e non sia l’inizio di un’unica tirata secca che ci porti direttamente fino alla prossima estate.
Luca Angelini