I pericolosi “colpi di vento” nei temporali

Spesso confuse per trombe d’aria, che si originano per motivi ben differenti, le raffiche lineari di vento che si sviluppano nelle vicinanze di un temporale possono assumere caratteristiche di tempesta, anche se di breve durata. Ne parliamo con un maestro del settore, il prof. Pierluigi Randi di Meteocenter.it.

“In presenza di aria instabile l’attività cumuliforme o temporalesca può svilupparsi in condizioni di umidità molto differenti. In caso di aria secca (ad esempio condizioni di instabilità atmosferica portate da irruzioni di aria fredda da nord) si verificano in prevalenza “dry downburst”, ovvero downburst secchi, con raffiche intense ma di breve durata (il tempo del passaggio della formazione temporalesca).

Ma cosa sono questi downburst secchi? Sintetizzando sono intense raffiche lineari di vento che escono dalla nube temporalesca e che raggiungono il suolo quando gran parte delle precipitazioni in seno alla nube convettiva fondono, evaporano o sublimano direttamente nello spessore dell’aria secca sottostante la nube (spessore della massa secca di almeno 3.000 metri con i massimi nei bassi strati). Questi tre processi, assorbendo il cosiddetto calore latente, raffreddano gli strati d’aria attraversati, “appesantendoli” e rinforzando notevolmente le raffiche in discesa verso il suolo (downdraft).

Un ulteriore aiutino giunge dal soffiare di forti venti in quota, spesso presenti in caso di temporali. La base del cumulonembo in presenza di aria fredda e secca, è piuttosto alta. Nel dry downburst le correnti che dilagano al suolo in genere divergono aprendosi a ventaglio in tutte le direzioni dal punto di impatto.

In caso di aria umida – come avviene durante il passaggio di temporali pre-frontali in presenza di correnti calde, umide e instabili meridionali – le correnti in uscita dalle nubi temporalesche generano il cosiddetto “wet downburst” (cioè downburst umido) ove la linea di forti raffiche tende a propagarsi maggiormente nella direzione di avanzamento della cella temporalesca piuttosto che a ventaglio. In questo caso la spinta del vento viene agevolata soprattutto dal trasporto meccanico della colonna di precipitazioni che, raggiungendo in massa il suolo, trascina l’aria verso il basso.”

Pierluigi Randi