Verso una nuova normalità; i cambiamenti climatici in corso d’opera sono ben visibili nelle regioni artiche, dove i ghiacci perenni stanno lasciando spazio ad una lenta ma inesorabile trasformazione del territorio. Meno ghiaccio ma più neve e, durante l’estate, anche più verde.
La tundra viene sempre più colonizzata dalla vegetazione arbustiva, principalmente dagli Ontani, il cui apparato radicale ben si presta a consolidarsi su questo tipo di terreni. Il permafrost, strato del sottosuolo perennemente gelato, tende a divenire meno consistente e il suo incipiente disgelo tende a disgregare i terreni stessi, fattore che a sua volta agevola ulteriormente l’insediamento della vegetazione arbustiva.
Osservate le immagini proposte (fonte NASA), dove si nota il cambio di vegetazione avvenuto negli ultimi 43 anni. La prima immagine in alto (click per aprirla) si riferisce al mese di luglio del 1966, la seconda qui a fianco al luglio del 2009.
Cala l’estensione di muschi e licheni, la tundra si trasforma in macchia densa. Cambia l’ecosistema, cambia anche il modus vivendi della fauna del posto, renne in primis, le quali devono trovare un’alternativa al reperimento del foraggio. La perdita del permafrost viene amplificato dalla crescita della vegetazione a causa dell’effetto “ombrello” sia d’estate che d’inverno.
Frattanto i suoli liberi dai ghiacci iniziano a liberare metano e biossido di carbonio, gas atmosferici considerati “serra”, secondo il classico meccanismo del gatto che si morde la coda. Fino a quando? Finché la natura non troverà un nuovo equilibrio, una nuova “normalità”, un nuovo punto di partenza.
Report Luca Angelini