Che inverno sarà? Prima di dare una risposta iniziale a questo interessante quesito, riservandoci di tornare sull’argomento strada facendo, facciamo una doverosa premessa: quanto esposto è la risultanza di un complesso studio condotto con l’utilizzo degli unici strumenti che attualmente la scienza mette a disposizione. Questi constano in un intreccio ragionato e soppesato tra indici meteo-climatici, le cosiddette teleconnessioni, attività solare e statistica.
Ciò significa che le informazioni qui proposte, pur essendo indicative sono allo stesso tempo verosimili qualora la stagione non dovesse discostarsi molto dalla media statistica. In altre parole, più l’inverno sarà “normale” e più questa proiezione farà centro. Ma veniamo al dunque, cosa è emerso da una prima analisi di tutti questi elementi?
Ad oggi sembrerebbe proprio che il prossimo inverno non tradirà le aspettative, anche se con i dovuti distinguo. In prima battuta salta all’occhio che tra dicembre e prima metà di Gennaio potrebbero prevalere le correnti umidi e temperate provenienti dall’Atlantico, seppur a tratti intervallate da brevi periodi caratterizzati dall’afflusso di aria più fredda e secca.
In questa prima parte della stagione le nevicate sarebbero pertanto più probabili in montagna, specialmente le Alpi e l’Appennino settentrionale. Centro e soprattutto sud, potrebbero invece restare coinvolti con maggior frequenza dall’alta pressione, con uno scenario di bel tempo che dunque dovrebbe prevalere su quello piovoso.
Ma eccoci alla seconda parte della stagione, quella che va dalla seconda metà di gennaio, o addirittura da febbraio, sino al termine. Sarebbe proprio in questa forbice temporale che l’inverno potrebbe dare il meglio di sè: l’inversione delle correnti stratosferiche legate all’indice QBO, che cambia di segno e diventa negativo, potrebbe risultare determinante.
Il conseguente rallentamento del Getto Polare e la sua rimanipolazione da parte delle anomalie superficiali delle acque atlantiche, potrebbe andare a costruire un asse di blocco anticiclonico intorno al meridiano di Greenwich. L’alta pressione in sviluppo lungo i meridiani atlantici sarebbe condizione sine qua non le masse d’aria fredda vengano prelevate dall’Artico e veicolate verso le nostre latitudini.
La seconda parte di gennaio e la prima metà di febbraio (vedi figura) pertanto potrebbero risultare più freddo della norma e con maggior probabilità di nevicate a bassa quota, persino in pianura, soprattutto al nord, ma in parte anche al centro e sulle meridionali adriatiche.
Nonostante il quadro possa sembrare completo la nostra analisi proseguirà alla luce dei risvolti meteo-climatici che si andranno snodando strada facendo. Seguiranno a breve altri interventi ad integrare le informazioni qui contenute sino a giungere ad uno scenario il più possibile in sintonia con quella che sarà la realtà dei fatti. Naturalmente vi aspettiamo su questa pagine.
Luca Angelini
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