
Se in piena estate infatti l’enorme energia a disposizione dei fenomeni temporaleschi da modo alle nubi di svilupparsi in verticale sino a quote altissime (anche oltre i 10 mila metri), nel trimestre primaverile, può presentarsi anche sotto forma più coreografica e “simpatica”, ovvero senza causare danni.
Le più modeste dimensioni verticali delle nubi temporalesche primaverili, dato lo spessore troposferico meno dilatato rispetto all’estate, saranno più contenute (anche solo 5-6 km) e i processi di saliscendi dei nostri chicchi di grandine daranno luogo ad una precipitazione finale più sottile e praticamente inoffensiva che, tra l’altro, sarebbe più corretto menzionare come “graupel” piuttosto che con “grandine“. Per contro le temperature più basse all’interno della colonna d’aria favoriranno una precipitazione più fitta, anche se di consistenza più morbida, e con probabile accumulo al suolo. Ecco perchè in primavera spesso le grandinate imbiancano.
Concludendo: attenzione alle grandinate estive, soprattutto nelle zone padane, quelle notoriamente più battute dagli eventi violenti, niente paura per le grandinate primaverili; possono lasciar dietro di sé un inedito spessore bianco ghiaccio ma, se la primavera è normale, sono tutto fumo e niente arrosto.
Luca Angelini