Pensate cosa si sono persi i meteorologi degli albori, quando ancora non erano stati lanciati i satelliti meteorologici, quando la meteorologia stessa era ancora più intuizione che fisica. Oggi disponiamo di strumenti tecnologici che diamo per scontati ma che sono costati decenni di complessi studi e non solo. Quell’occhio solitario (ma non troppo) che ci spia da lassù 24 ore al giorno da quasi 40 anni è il satellite Meteosat che, grazie alle incredibili evoluzioni dell’atmosfera, è capace talvolta di dispensare immagini davvero mozzafiato.
Prendete quella riferita al pomeriggio di martedì 26 aprile: si nota chiaramente un canale di aria fredda che dall’Artico si espande verso le medie latitudini puntando le Isole Britanniche. Lo si può immaginare come un treno che corre veloce fendendo l’aria ai suoi lati, oppure come la corrente di un fiume che scorre al centro e crea pericolosi mulinelli lungo le sponde.
Ebbene quei mulinelli in atmosfera si chiamano vortici. E in effetti l’atmosfera stessa è assimilabile ad un fluido e segue infatti le sue leggi. Un vortice è una porzione di aria che ruota attorno ad un asse, in questo caso verticale. Il senso di rotazione nel nostro emisfero può essere antiorario, ossia ciclonico, entro il quale l’aria si avvita salendo (vorticità positiva), e orario, ossia anticiclonico, entro il quale l’aria si avvita scendendo (vorticità negativa). Li possiamo notare benissimo entrambi a sinistra (rotazione anticiclonica) e a destra (rotazione ciclonica) dell’asse della colata. Il taglio di vento che crea questo effetto spettacolare si chiama shear e la vorticità che esso produce “vorticità da shear”.
Lasciando da parte questi “paroloni”, rimane l’incanto di questo autentico spettacolo della natura, dove una fredda immagine satellitare può andare oltre il suo scopo tecnico, può diventare suggestiva come un affresco di Leonardo, un disegno che diventa arte, una scienza che diventa una passione, sempre la stessa: la Meteorologia.
Luca Angelini
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