Supponete di essere un medico che, dopo tutti gli esami possibili e immaginabili, deve diagnosticare una malattia terminale ad un paziente, il quale fra l’altro manifesta sintomi palesi, fra cui una febbre altissima.
Nel momento in cui comunicate la diagnosi ai parenti, con tanto di esami, risonanze e analisi varie, accade l’incredibile: su dieci parenti un paio (che non sono medici) dicono che sono preoccupatissimi, ma non hanno tempo di portarlo a fare le terapie, altri due (che non sono medici) convengono che sia meglio aspettare perchè non è detto che la malattia peggiori.
Un altro sottolinea che secondo lui (che non è medico) la febbre non dimostra nulla, perchè l’ha avuta tante volte in passato ma mica è morto; altri tre (che non sono medici) dicono al dottore che si è inventato tutto perchè è pagato dalla lobby dei farmaci chemioterapici, l’ultimo è sicuro che gli strumenti usati sono malfunzionanti e che a nulla serve chiamare gli altri medici dell’ospedale, praticamente tutti concordi fra di loro sulla diagnosi, perchè gli esami sono taroccati.
Nonostante la follia che si ritrova davanti, il dottore, fra l’altro sottopagato e precario nell’ospedale dove lavora, ogni mattina tenta di chiamare qualcuno per far capire la gravissima situazione in cui versa il loro caro, che ogni giorno peggiora vistosamente. Ma nulla cambia e l’epilogo alla fine è inevitabile.
Ora, con le ovvie e palesi analogie e similitudini, questo è ciò che accade ogni giorno a chi si occupa di meteorologia o, ancora meglio, di climatologia. Il professionista scavalcato dal tam tam dei social network, che fanno scuola più di un corso di Laurea, bistrattato perchè non sostiene quello che vorremmo sentirci dire, sbeffeggiato perchè “tanto non l’azzeccano mai”.
Dite la verità, voi che fareste? Voi che fareste al posto loro, ben sapendo che i malati terminali siamo tutti noi? Siate sinceri, cosa fareste se vi rendeste conto che NOI siamo il cambiamento che vogliamo nel mondo?
Giovanni Tesauro e Luca Angelini