La Warm Seclusion, il ciclone “ibrido”

Fai presto a dire “ciclone”. In realtà, dal punto di vista tecnico, i processi che portano alla formazione dei cosiddetti cicloni sono molto complessi e sfociano nella costruzione di strutture anche molto diverse tra loro per origine, sviluppo e mantenimento.

I cicloni più noti sono quelli tropicali, strutture alla mesoscala, che traggono la loro origine dalle ondulazione del flusso portante a quelle latitudini, devono il loro sviluppo all’energia infusa dai mari caldi e possono mantenersi a causa del calore latente sprigionato dalla convezione profonda (temporali tropicali).

Poi ci sono i cicloni extratropicali, strutture a scala sinottica (più grandi di quelli tropicali) quelli che si accompagnano alle nostre perturbazioni, nascono dalle ondulazioni del flusso portante che spinge l’aria fredda dal Polo alle medie latitudini (la Corrente a Getto Polare).

Senza proseguire nell’approfondimento di ulteriori strutture cicloniche, che esula dallo scopo di questo articolo, abbiamo già due elementi caratteristici delle due situazioni elencate: i cicloni tropicali maturano in aria calda, quelli extratropicali in aria fredda. I primi mostrano una struttura verticale salendo di quota (situazione detta barotropica), gli altri hanno invece una struttura inclinata (situazione detta baroclina).

Poi però c’è qualcosa che possiamo considerare una via di mezzo: i sinottici la chiamano “Warm Seclusion“. Si tratta di un ciclone che nasce come struttura extratropicale, quindi a cuore freddo e accompagnato dai classici fronti, che per particolari processi (vedi la figura secondo il modello Shapiro-Keyser) tende a risucchiare l’aria calda che si accompagna al fronte caldo. Si crea così una frattura nel corpo nuvoloso con il fronte freddo che prosegue la sua corsa lasciando all’aria calda il compito di alimentare il ciclone.

Il fronte caldo si avvita quindi attorno centro (da qui la denominazione di Warm Seclusion) che inizia a cambiare le caratteristiche fisiche dello stesso conferendogli un cuore non più freddo ma via via più caldo, simile a quello dei cicloni tropicali. Essendo ora in gioco una sola massa d’aria, quella calda, il ciclone tende ad assumere anche una conformazione barotropica (in buona sostanza quasi verticale). Insomma una vera struttura ibrida.

Per i “comuni mortali” poco importerà, dato che a questo tipo di situazioni si accompagnano piogge abbondanti e venti intensi, proprio come in qualsiasi altro ciclone “normale”, per chi invece ama la meteorologia come valore aggiunto, la scoperta di questo nuovo soggetto atmosferico non potrà che rinnovare la grande stima e l’immenso rispetto che merita l’atmosfera e la scienza che l’accompagna.

Luca Angelini

La Warm Seclusion, il ciclone “ibrido”