Che l’inverno americano sia ben più velenoso di quello più blando europeo è un dato di fatto, che sia più precoce è anche questo un dato reale e quanto mai attuale visto che, mentre noi ci “crogioliamo” al tepore innaturale di temperature a due cifre (talora anche nei valori notturni) dall’altra parte dell’oceano si ode lo schianto dei record di gelo per il mese di novembre.
Quanto vi avevamo anticipato in questo accenno, si sta ora trasformando in realtà: un blocco di aria freddissima direttamente staccatasi dalla calotta artica, si sta riversando sul continente nord.americano, in particolare su Canada e sul nord degli Stati Uniti. La mappa proposta, espressa in gradi Farenheit e riferita alla giornata del 16 novembre prossimo, la dice lunga sulle potenzialità di quel fronte freddo, tecnicamente ascrivibile al soggetto sinottico noto come fronte artico, una vera rarità per le nostre latitudini mediterranee.
Basti pensare che il valore di -15 gradi Farenheit corrisponde a circa -26°C, i -10 gradi Farenheit a -23°C e gli 0 gradi Farenheit a -17°C!
Certo la particolare distribuzione attuale delle anomalie nelle temperature superficiali del Pacifico e l’effetto cucchiaio indotto dalla catena delle Montagne Rocciose, disposte secondo i meridiani. gioca a favore di queste rasoiate artiche che noi manco ci sogniamo. Alberta (Canada), Montana, Idaho, Wyoming, Sud e North Dakota e Nebraska (USA), si stanno preparando alla prima ondata di gelo di un inverno non ancora iniziato.
Ma dove finirà poi tutto questo gelo? Finirà nel miscelarsi con le più temperate correnti atlantiche e, dopo aver alimentato nuovamente il mostro depressionario d’Islanda, come descritto nella seconda parte di questo articolo, punterà a disturbare il tempo anche a casa nostra, ormai scarico di freddo ma probabilmente carico di nuove piogge.
Luca Angelini
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