
La neve è tutta uguale? Apparentemente si, ma in realtà dobbiamo fare gli opportuni distinguo. Che differenza c’è anzitutto tra una nevicata invernale e una primaverile?
Durante l’inverno l’aria fredda giace appoggiata ai bassi strati e pertanto le nevicate più copiose che si verificano sono quelle da addolcimento, ovvero quelle che si generano in seno allo scorrimento di aria mite e umida al di sopra del cuscino freddo.
Durante la primavera invece capita spesso di assistere a vere e proprie “mini” bufere di neve con temperature di partenza al suolo decisamente elevate, alcune volte superiori a 5-6°C. Si tratta di episodi comunque molto brevi ma intensi, che spesso si accompagnano ad un successivo rovescio di pioggia. Questa situazione avviene per la presenza di aria molto fredda in quota, solitamente di origine artica marittima.
Lo spessore verticale notevole di questa massa d’aria, genera un evidente rimescolamento e quindi una notevole turbolenza, poichè gli strati d’aria prossimi al suolo sono più caldi per via del soleggiamento primaverile. Nascono così ammassi nuvolosi in prevalenza convettivi (temporaleschi), le cui sommità ghiacciano velocemente già tra 2.000-3.000 metri e altrettanto velocemente possono far nascere rovesci o addirittura temporali.
Considerate le temperature estremamente basse della massa d’aria in quota, la precipitazione risulterà in larga parte nevosa perchè rovescerà (da qui il termine “rovescio” con sé verso il suolo proprio le sacche di aria fredda presenti in quota, attraverso forti moti verticali discendenti. Ma come può nevicare con temperature dell’aria che al suolo sono ampiamente positive? Le nubi convettive hanno la caratteristica di presentare queste correnti verticali molto veloci, pertanto all’interno di esso i fiocchi di neve vengono spesso spinti verso il basso con una tale forza da portarli ad attraversare strati d’aria a temperatura maggiore di 0°C senza che abbiano il tempo di fondere.
Si assiste allora a questo fenomeno, simile ad una nevicata vera e propria, che però solitamente non si protrae per più di pochi minuti; per distinguere questo tipo di precipitazione dalle nevicate vere e proprie si parla quindi di “neve tonda”.
Si annoverano però altri casi interessanti: se durante la discesa dalla nube il fiocco di neve incontra strati atmosferici molto ampi a temperature positive, tenderà a fondere parzialmente; data la forte instabilità però più in basso la goccia di pioggia potrebbe trovare nuovamente temperature negative, che porteranno alla sua trasformazione in una pallina ghiacciata.
Questa prenderà il nome di “graupel” o neve pallottolare. L’effetto sarà simile a quello di una grandinata, ma in realtà la dinamica di formazione della grandine non permetterà a questo tipo di precipitazione di verificarsi per lo scarso spessore della nube generatrice (abbiamo detto tra 2.000 e 3.000 metri).
Ricordiamo infine che le nevicate primaverili, in modo particolare nelle zone di media montagna, sono tra le più abbondanti dell’anno per unità di tempo. A temperature prossime allo zero si presentano con fiocchi a larga falda. In tali situazioni può accumularsi anche mezzo metro di neve freschissima nel giro di qualche ora, con relativo altissimo rischio di valanghe per la mancata coesione e stabilizzazione dell’immane quantità bianca caduta dal cielo.
Luca Angelini
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