
Per comprendere appieno quello che si intende nei bollettini meteorologici, e non cadere in confusione o fraintendimenti, abbiamo voluto darvi qualche utile spiegazione. Una premessa: il livello al quale la neve in caduta fonde e diventa pioggia non è lineare e omogeneo ma risente, anche sensibilmente, delle condizioni in cui trova la colonna d’aria che attraversa. Queste condizioni dipendono da fattori microclimatici che a volte si sviluppano a scala così piccola da non poter essere rappresentati sui modelli meteorologici a causa della risoluzione insufficiente. Lo stesso vale per gli accumuli di neve al suolo, che possono variare sensibilmente da zona a zona a seconda del tipo di terreno, della sua inclinazione, della sua esposizione e da molti altri fattori.
Ma ora veniamo a noi: limite delle nevicate o limite della neve? Il limite delle nevicate indica l’altitudine media alla quale la precipitazione nevosa inizia a fondere e si trova solitamente tra 300 e 400 metri sotto l’isoterma di zero gradi. In quella porzione la nostra precipitazione contiene in egual modo (in percentuale 50 e 50) fiocchi di neve e gocce di pioggia.
Il limite della neve invece indica l’altitudine media alla quale la precipitazione è totalmente nevosa, attecchisce e si deposita al suolo. Solitamente lo si trova all’incirca 100–200 metri più in alto rispetto al limite delle nevicate. Conoscere la differenza è fondamentale: il limite della nevicata infatti vede, come abbiamo detto, una precipitazione mista, 50% di fiocchi di neve e 50% di gocce d’acqua, che solitamente non è associato ad attecchimento al suolo. Il limite della neve indica invece proprio il livello al quale la neve comincia ad imbiancare.
Luca Angelini

