
Una abbondante nevicata non è solo suggestiva da ammirare, ma anche estremamente utile dal punto delle riserve idriche a lungo termine.
Un gruppo di ricercatori del dipartimento di Scienze e Politiche Ambientali (ESP) dell’Università Statale di Milano ha pubblicato sulla rivista The Cryosphere uno studio sulla misura della neve nelle aree remote delle nostre Alpi. La ricerca si è basata su dati raccolti sia attraverso campagne di terreno che per mezzo di una stazione meteorologica automatica (AWS1 Forni) funzionante da più di un decennio sul ghiacciaio lombardo dei Forni.
E’ stato così possibile stimare la quantità di acqua che si accumula nel sottosuolo a partire dalla misura dell’altezza della neve fresca, definita come altezza della neve che cade al suolo in 24 ore.
Contrariamente a quanto si crede, un metro di neve fresca non corrisponde semplicemente ad un metro di acqua. L’analisi dei dati raccolti dal 2005 ad oggi, indica che ogni anno sul ghiacciaio dove sono state condotte le rilevazioni, quello dei Forni, uno dei più grandi e importanti d’Italia, si accumulano mediamente più di 2 metri di neve. Questa coltre nevosa, una volta fusa, corrisponde ad una risorsa d’acqua di circa 70 cm per metro quadrato per stagione, un valore davvero non trascurabile che esemplifica bene il ruolo rilevante che la quantità di acqua accumulata al suolo sotto forma di neve ha sulla disponibilità idrica di molte aree del territorio italiano.
Report Luca Angelini