Tra i vari elementi climatici che possono contribuire a dare un volto alla stagione invernale, il cosiddetto indice QBO, che sta per “oscillazione quasi biennale dei venti stratosferici” è certamente di grande importanza. In pratica questo indice, che possiamo controllare in tempo reale nella nostra pagina dedicata alle teleconnessioni, rappresenta la direzione di provenienza del vento lungo la fascia stratosferica equatoriale.
Questa fascia di venti, alterna fasi della durata di circa due anni (in realtà sono mediamente 28 mesi) durante le quali i venti sono disposti da ovest verso est (fase positiva) a fasi in cui i venti sono disposti da est verso ovest (fase negativa). Quindi, due anni con venti da ovest e due anni con venti da est, bene ma cosa serve a noi conoscere questi dati? Tecnicamente serve a capire e a prevedere i flussi di ozono (gas molto abbondante in stratosfera) che si producono all’Equatore e che poi viaggiano verso i Poli.
All’atto pratico durante le fasi positive della QBO si riscontra un vortice polare particolarmente profondo sulla calotta artica e una contemporanea espansione della fascia anticiclonica subtropicale verso le medie latitudini. E’ la situazione che porta in Italia inverni poco freddi e poco nevosi. Durante le fasi negative lo stesso vortice polare risulterà invece più disturbato e quindi allungato verso le medie latitudini. E’ la situazione che porta in Italia inverni freddi e nevosi.
Dato che la tensione del vortice polare è conseguenza dei flussi di ozono e che questi ultimi risentono dell’attività solare, per rientrare appieno entro le situazioni descritte occorrerà che la fase positiva della QBO sia accompagnata da massimi di attività solare, viceversa che la fase negativa sia accompagnata da minimi di attività solare.
Bene, detto questo, vi porto a conoscenza che quest’anno è in corso un evento piuttosto insolito: nel corso del 2016 non è verificata l’inversione del segno della QBO e i venti stratosferici, che avrebbero dovuto disporsi da est, sono ancora disposti da ovest. In pratica, dopo una parziale inversione avvenuta alle alte quote stratosferiche nel corso della primavera 2016, ora tutto è tornato come prima e il ciclo biennale pare essere saltato.
Gli esperti stanno analizzando l’evento e, per alcuni, pare che il forte e prolungato evento di El Nino avvenuto i mesi precedenti (2015-16) possa avere influito su questa anomalia. Considerando che attualmente l’attività solare viaggia verso il minimo decennale, che questo processo di inversione necessita di circa 7-8 mesi per propagarsi da 10hPa a 30hPa (da 30 a 24 mila metri di quota) ed ulteriori 5-6 mesi da 30hPa a 50hPa (da 24 a 20 mila metri di quota), possiamo intuire che avremo risultati tangibili non prima della primavera 2017 e questo potrebbe far saltare gli schemi alla nostra prossima stagione invernale, inibendo le condizioni statisticamente favorevoli a fasi fredde e/o nevose.
Insomma, un altro inverno che finirà (scusate il gioco di parole) “in bianco”? Nessuno lo può sapere, resta solo da prendere atto fin d’ora che la statistica rema contro e che, per motivi climatici, le strade per la nostra stagione fredda sono di anno in anno sempre più in salita e questa è una ulteriore riprova.
Luca Angelini
Lascia un commento
Devi essere connesso per inviare un commento.