Stendendo lo sguardo su quella figura che vi ho allegato qui sopra in evidenza (click per aprirla) salta subito all’occhio quel gran rosso impadronitosi di gran parte dell’Europa, Italia compresa. Di cosa si tratta? Della rielaborazione su dati satellitari delle anomalie di piovosità rilevate lo scorso mese di dicembre. In altre parole si nota lo scostamento della piovosità rispetto ai valori medi dell’ultimo trentennio, rispetto a quella che è presa a riferimento come la norma climatologica.
Non è difficile constatare il gran secco che ha dominato nel primo mese dell’inverno soprattutto sulla fetta mediterranea del continente. Dal nord della Spagna e del Portogallo, al sud dell’Inghilterra, alla Francia, ai Paesi Bassi, alla Germania passando poi per Paesi Balcanici e finendo quindi sull’Italia: unico comun denominatore l’assenza pressochè totale di precipitazioni; niente pioggia, niente neve.
Poi però, come ben sappiamo, qualcosa è cambiato: i Balcani sono stati spazzati da ripetute e intense bufere di neve, le quali son riuscite a varcare l’Adriatico e a portarsi anche sull’Italia investendo soprattutto le regioni adriatiche e in parte anche il meridione. A ruota la risposta del Mediterraneo ed ecco altre piogge nate dall’altra parte del mare e che hanno battuto sulla neve, senza tuttavia uscire dai soliti confini.
Così, mentre aspettiamo che gennaio finisca, possiamo immaginarsi tutto quel rosso ancora una volta sulle nostre regioni settentrionali, con il blu invece a cingere il nostro meridione. Una chiara dimostrazione dei regimi di persistenza che stanno prendendo sempre più importanza sul tempo delle medie latitudini. Insomma o tutto o niente, questo è il tempo del futuro un futuro che, si fa beffe del tanto conclamato progresso.
Luca Angelini