Ne parlavamo giusto qualche giorno fa, in occasione del ciclone tropicale Matthew che, partito di Caraibi, si è poi gettato verso il pieno oceano Atlantico costringendo la modellistica numerica a ricominciare da capo i calcoli. In quell’occasione anche noi, seppur in modo del tutto indiretto, ne abbiamo avvertito un po’ le conseguenze, con la recente ondata di maltempo ma anche con la fiammata calda al sud, due facce di una stessa medaglia.
Ora tutto pare replicare con il nuovo nato dalle parti dei Caraibi, ovvero l’ex uragano Nicole, il quale sta per essere agganciato al largo della costa est degli Stati Uniti dalle correnti delle medie latitudini, che gli consentiranno di sopravvivere sostituendo solo la fonte di energia, un passaggio noto tecnicamente come “extratropical transition”.
Bene, osservando le mappe probabilistiche a media scadenza, perchè le conseguenze di questo processo non si avvertiranno prima di una settimana, pare che il vecchio ciclone verrà, per così dire, preso in consegna dal vortice d’Islanda, che altro non è se non un lobo del vortice polare sbilanciato sul lato nord atlantico. Dobbiamo notare che l’inserimento di Nicole (nei prossimi giorni è prevista transitare proprio sull’Islanda con venti di tempesta) andrà a dare manforte a questa struttura depressionaria la quale oltretutto, a partire dal 23-25 ottobre, riceverà un’ulteriore spinta da parte del vortice canadese.
In altre parole questo dovrebbe voler dire due cose: la prima è che l’anticiclone scandinavo verrà nuovamente alimentato dall’aria calda che precederà l’asse della saccatura, la seconda è che questa stessa saccatura potrebbe allungarsi fino sull’Europa occidentale e intorno alle date sopra accennate, potrebbe dar luogo a condizioni di blocco con le piogge ad ovest del Continente (e forse con parziale coinvolgimento anche delle nostre regioni centro-settentrionali) e invece una fase particolarmente mite ad est (e forse con parziale coinvolgimento delle nostre regioni meridionali).
Tutti questi condizionali sono confermati dalle carte che vi ho proposto e che mettono in risalto gli elevati valori di deviazione standard (di incertezza) che si accompagnano all’evoluzione sinottica a media scadenza, con un interessante parallelo tra quanto calcolato dai migliori modelli numerici al mondo, il modello americano GFS (figura in alto clicca per aprirla) e dal modello inglese ECMWF.
Luca Angelini