
Tempo e clima non giocano a favore. Pur agendo su tempistiche diverse – il tempo è quello che fa oggi, il clima è il tempo che fa in 30 anni – l’aumento in frequenza dei fenomeni meteorologici estremi e il contestuale rialzo delle temperature a causa del cambiamento climatico in atto rendono le coste dell’Adriatico settentrionale vulnerabili all’erosione per la lenta la inesorabile avanzata del mare.
Lo conferma uno studio condotto da Climate Central, che ci mostra anche le aree a rischio nel 2050. (vedi cartina in alto) Si tratta di zone che potrebbero subire eventi alluvionali almeno una volta all’anno se non saranno avviati seri interventi di adattamento al problema. L’aumento del livello marino infatti (per il Mediterraneo sono stati calcolati +15 centimetri dagli anni Cinquanta ad oggi) dipende sia dall’apporto da fusione delle calotte polari, sia dalla dilatazione per via della temperatura dell’acqua più elevata.

Il fenomeno è già in atto, come si evince dalla sempre maggior frequenza dei livelli di alta marea registrati nella Laguna Veneta (vedi grafico qui sopra).
Lo studio conclude che, pur azzerando fin da oggi le emissione del gas climalterante per eccellenza, la CO2, l’effetto d’inerzia porterebbe comunque entro 30 anni ad una parziale invasione delle acque marine sulle aree costiere di Romagna, Veneto e Friuli Venezia Giulia.
Riferimento studio: Climate Central
Luca Angelini