Lo zero termico sulle Alpi “vola” a 4.000 metri, fortuna che…

… che durerà solo 24-36 ore, fino alla giornata di domenica, salvo poi scendere su livelli comunque abbastanza elevati per la stagione, ma meno esasperati. Certamente i più attenti e assidui tra di voi già sapranno che la parte più attiva di un’alta pressione, quella dove l’aria è più asciutta e trasparente, è quella posta a valle dell’asse di promontorio, ovvero sul settore destro (est) della struttura stessa.

Avvicinandoci man mano al culmine della cupola di alta pressione, si va incontro ad un forte riscaldamento della colonna d’aria, effetto dovuto essenzialmente al fatto che in quel settore la curvatura oraria del flusso (vorticità anticiclonica) genera moti discendenti particolarmente intensi e pertanto una vistosa compressione. L’aria quindi si avvita e si comprime perchè incontra pressioni maggiori (scendendo di quota la pressione atmosferica ambientale aumenta) , quindi si riscalda confermando l’aria tersa ma determinando in più un vistoso rialzo delle temperature.

E’ proprio quello che accadrà tra sabato e domenica (in realtà soprattutto sulle Alpi occidentali che già ora ne stanno risentendo) quando la temperatura in quota salirà così tanto al di sopra della media, da accompagnare il livello degli zero gradi a oltre 4.000 metri di altezza. Le carte proposte nell’apposita pagina dedicata al tempo in montagna sono più che eloquenti. Andrà un po’ meglio sui settori alpini orientali e lungo l’Appennino, dove comunque anche le cime più elevate rimarranno al di sopra dello zero per la maggior parte della giornata.

Ora, ci si chiede: che impatto avrà questo tipo di tempo sulle piste recentemente innevate naturalmente o artificialmente? Beh, certo una due giorni e mezzo così non farà certo bene a consolidare il substrato nevoso necessario a far partire quanto prima la stagione sciistica.

E i nostri ghiacciai? In questo caso fortunatamente possiamo giocarci il jolly potendo contare sia su una declinazione bassa sull’orizzonte del sole, che salverà i versanti settentrionali e in parte anche gli altri ad eccezione di quelli meridionali, sia sulla lunghezza della notte, superiore a quella del dì. Non dimentichiamo infatti che il valore dei 4.000 metri indicato nel livello dello zero termico si intende “nella libera atmosfera”, mentre sappiamo che lungo i pendii d’alta montagna rientrano anche gli scambi di calore con il suolo, il che ridimensiona di qualcosina la temperatura effettiva alla superficie, salvando in zona Cesarini il manto nevoso di copertura.

Con l’inizio della prossima settimana poi il possibile inserimento di infiltrazioni più fredde da est porrà fine a questo triste problema.

Luca Angelini

Lo zero termico sulle Alpi “vola” a 4.000 metri, fortuna che…