Tutto l’inverno in quel nocciolo di bassa pressione. Osservate attentamente la figura qui a fianco e guardate in basso a sinistra: noterete un centro di bassa pressione al largo delle coste atlantiche canadesi, in cosiddetta fase di “tear off”. Il minimo in buona sostanza si sta staccando dalla saccatura madre ad opera di un processo stretching operato sull’onda da parte del Getto Polare incidente (in uscita dal continente nord-americano), il quale tradisce così una nuova accelerata. Ma qui arriviamo più tardi.
Ebbene, è proprio per via di quella disturbance alla deriva sull’oceano, che il flusso a valle, quello in ingresso sull’Europa per intenderci, sta perdendo zonalità in favore di una componente temporaneamente meridiana. Grazie ad uno strepitoso effetto domino, tale stato dell’arte metterà temporaneamente in presa diretta Artico e medie latitudini, con un canale di bassa pressione rivolto all’Europa centrale e in parte anche all’Italia. Nasce da qui la due giorni invernale che ci aspettiamo tra il 26 e il 28 dicembre.
E dopo? Andiamo a riprendere il Getto Polare dove l’avevamo lasciato, in uscita dai cieli canadesi. Ebbene, il flusso perturbato principale andrà a riassorbile rapidamente quel che resta del cut-off atlantico-canadese e, dopo aver spianato l’oceano, procederà a grandi passi verso l’Europa ricomponendo la zonalità perduta e giungendo a destinazione sull’Italia entro i primissimi giorni del nuovo anno.
Morale? L’aria temperata trasportata dal ricompattato flusso occidentale, prenderà rapidamente il posto di quella fredda giunta dall’Artico, costringendo l’inverno ad una nuova frenata. Stop, il count down ricomincerà nuovamente dall’inizio, la stagione vedrà la sua strada ancora una volta in salita, ma con un importante monito in più: l’inverno ha dimostrato che, se vuole, sa esserci e questo fa sin d’ora la differenza con gli inverni mai partiti del passato, ivi compreso quello che ancora brucia e che risale solo allo scorso anno.
Luca Angelini
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