L‘inverno meteorologico finisce qui, con queste nevicate che rifaranno il trucco alle nostre Alpi, troppo spesso ignorate proprio dalle perturbazione nevose nel corso della stagione. Meglio tardi che mai potremmo dire, resta il fatto che ancora una volta ci siamo trovati di fronte ad una evidente anomalia.
Ben venga allora questa nevicata, accompagnata da un bel nocciolo freddo che transiterà sulla verticale delle nostre regioni settentrionali nel corso della giornata di martedì 28 febbraio. Meno trenta gradi a quasi 5.400 metri di quota sono un deterrente valido affinchè la neve possa scendere sino a quota interessanti, anche se non basse considerato il periodo.
Faranno la differenza anche i due versanti, quelli meridionali dove l’aria fredda, di recente estrazione artico-marittima (origine mare del Labrador), andrà a miscelarsi aria ben più temperata, subtropicale marittima sotto forma di intensi venti di Libeccio, con la neve in calo fino a 1.000-1.200 metri, mentre al di là del confine arriveremo anche a 700-800 metri. Sarà proprio l’ulteriore esaltazione dei moti verticali per l’impatto di questa corrente umida lungo i versanti sud-alpini a generare precipitazioni estese e quindi la neve.
La modellistica numerica stima accumuli nevosi che in 36 ore tra martedì e mercoledì potranno arrivare a superare gli 80 centimetri sui crinali dell’alta Valle d’Aosta, raggiungere quota 50 centimetri sui settori dell’alta Lombardia, in particolare il crinale delle Retiche, sfiorarli sulle montagne del Trentino, dell’Alto Adige, del Cadore dei settori friulani e giuliani.
La successiva rotazione del vento da nord-ovest, e il concomitante calo delle temperature, contribuirà ad assestare il manto nevoso, tuttavia vi anticipo fin d’ora che il rischio di valanghe sarà certamente da non sottovalutare, soprattutto sulle montagne della Valle d’Aosta. Intanto vi indico la pagina dedicata alla montagna e ai relativi bollettini, semmai poi approfondiremo anche in questa sede con ulteriori dettagli.
Luca Angelini