Dal 2015, anno in cui alla base della parete est del Monte Rosa è stato allestito il punto di osservazione nell’ambito di “Progetto Vivo”, si è trattato del più imponente crollo di roccia e ghiaccio, il primo registrato nel mese di luglio e questo testimonia la grave situazione in cui versano i nostri ghiacciai in questa caldissima estate 2019. Al momento del crollo il livello dello zero termico in libera atmosfera era infatti posto mediamente a 4.600 metri e alla Capanna Margherita si registravano +4,2°C.
Solitamente i processi valanghivi, che si originano comunque per altra via, terminano con l’assestamento della neve entro la fine della primavera. In questo caso il crollo sembra essere dovuto in parte anche al parziale cedimento del permafrost interno, ossia del mantello glaciale che, come un collante, tiene insieme le rocce instabili d’alta quota.

Dei 70 eventi di crollo registrati dal 2015, quello avvenuto alle 09.17 di martedì 23 luglio ad oltre 4’000 metri sotto la parete nord-est della Punta Gnifetti, lungo il tracciato alto della via dei Francesi, è stato sicuramente il più imponente e spettacolare. Il frastuono sordo del movimento franoso è stato udito molto chiaramente fino all’abitato di Macugnaga.
Cliccando sull’immagine qui sopra è possibile visionare proprio il momento del crollo grazie alla video-webcam posta al rifugio Zamboni-Zappa.
Luca Angelini
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