Quando il muro del Foehn sfonda, l’interessante caso della Valle d’Aosta

Anzitutto cos’è il “muro del Foehn”? E’ la porzione più avanzata di una banda nuvolosa che si addossa ai versanti esposti di una catena montuosa quando una corrente la scavalca da parte a parte. Per chi vuole ulteriormente approfondire il fenomeno consiglio la lettura di questo editoriale. In ogni caso la catena alpina, come sappiamo, costituisce una barriera talvolta invalicabile al transito delle correnti. In particolare quando un vasto e veloce fiume d’aria si trova ad impattare le Alpi occidentali dal settore ovest subisce una profonda e irregolare trasformazione ad opera dei rilievi che ne impongono le traiettorie con manovre di aggiramento o scavalcamento anche molto complesse.

Se aggiungiamo anche una predisposizione dell’aria favorevole alla risalita verso le quote superiori (alta velocità del vento in relazione all’altezza delle montagne), possiamo notare che la situazione di sbarramento presente sui versanti montuosi esposti al flusso tende ad estendersi anche per alcuni chilometri oltre le creste sommitali determinando l’estensione parziale delle nubi anche sul versante sottovento.

Quello che accade in Valle d’Aosta in queste particolari situazioni è molto evidente: le montagne qui sono molto alte e il vento è costretto ad accelerare in quota per effetto venturi, dato il minor volume di passaggio tra la sommità delle montagne e quella della colonna d’aria in movimento. Accade allora che, per motivi geografici, la Valdigne (settore dell’alta valle) si trova sotto precipitazioni insistenti e talora anche abbondanti, spesso nevose sino in fondovalle in inverno, mentre la parte bassa della Vallèe può trovarsi esposto ad un marcato effetto favonico. In sostanza il cosiddetto “muro” del Foehn, ossia la porzione nuvolosa formatasi sul versante sopravvento che trabocca dalle creste sommitali, non è statico come potrebbe sembrare ma viene attraversato dalla corrente principale la quale può anche trascinare a tratti oltre le creste nubi e precipitazioni.

sfondamento-favonico-valle-daostaC’è una regoletta empirica che ci può suggerire se le onde nuvolose possono svilupparsi sottovento e fino a quanti chilometri: se il vento medio 2.000 metri al di sopra della linea di cresta è uguale o superiore di 1,6 volte quello che interessa le creste stesse, allora ci troviamo in questa situazione. In altre parole, più il vento accelera con la quota e più lontano arriveranno nubi e precipitazioni sul lato sottovento, portate da caratteristiche onde dette “intrappolate“.

In Valle d’Aosta la velocità della nostra corrente occidentale, l’angolo di impatto del vento, l’umidità dell’aria all’origine e le condizioni di vorticità poste all’inizio, possono estendere il muro del Foehn oltre le creste principali del Monte Bianco e spingere le precipitazioni anche nelle località valdostane che si trovano parecchi chilometri sottovento.

Nel semestre invernale, con flussi da ovest, si possono avere nevicate talora copiose nella zona intorno a Courmayeur, in val Ferret, in val Veny e nella valle del Gran San Bernardo. Chi in quei frangenti si trovi a viaggiare dal tunnel del Bianco verso la città di Aosta, potrà apprezzare appieno la spettacolarità del fenomeno che andrà smorzandosi progressivamente verso la media valle. In queste situazioni normalmente il Foehn soffia impetuoso e talora molto forte nella bassa Vallèe fino allo sbocco nella pianura Padana dove il cielo è generalmente sereno ed estremamente terso.

Quando le nevicate da sfondamento investono la Valdigne, particolarmente battuto dall’effetto favonico è in contemporanea il tratto compreso tra Point Saint Martin e Quincinetto dove la differenza di temperatura con la testata della valle può risultare anche notevole e dove l’effetto accelerante del vento in uscita dalla valle, detto gap wind, può provocare raffiche e turbolenza davvero notevoli.

Luca Angelini

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