Non ci vuole poi molto, soprattutto alla luce di quanto accaduto negli ultimi anni, immaginare dove potrebbe andare a parare anche il 2016 in fatto di clima e temperature globali. I primi quattro mesi dell’anno, come abbiamo già avuto modo di approfondire, sono trascorsi con un poker indiscutibile che conferma il trend verso temperature via via più elevate che ha avuto la sua punta di diamante proprio tra il 2014 e il 2015.
Anche la nostra pagina dedicata alle rilevazioni climatiche in tempo reale conferma non solo i dati strumentali, ma anche le sensazioni umane, quelle per così dire “a pelle”, le quali vedono infatti le vecchie medie climatiche sempre più in affanno. Dati provvisori alla mano, per quanto concerne l’Italia, e anche diversi altri Paesi dell’Europa centrale, forse solo maggio potrebbe riuscire a chiudere alla pari se non addirittura in lieve controtendenza.
Fatto sta che qui dobbiamo pensare in grande: a tal proposito ora la NASA affonda il colpo, anticipando i tempi e paventando che anche il 2016 finirà con tutta probabilità sul gradino più alto del podio tra gli anni più caldi dall’inizio delle rilevazioni. Un commento più empatico che scientifico, considerato che ancora non abbiamo nemmeno percorso un terzo del tragitto e che pertanto vi invito a cogliere con le dovute cautele.
Vero, molto probabilmente anche il 2016 trascorrerà con temperature medie globali superiori alla media dell’ultimo trentennio, cinquantennio, dell’ultimo secolo, da che parte lo si intende guardare comunque sempre li ci porta. Sul primato assoluto avrei invece atteso l’ingresso in grande stile del protagonista climatico di quest’anno, il noto fenomeno di La Nina (grafico alla voce “indice ENSO”).
Essendo Nino e Nina fenomeni ondulatori (ciclo dell’ENSO), nel senso che trattasi proprio di veri e propri spostamenti delle masse oceaniche (onde oceaniche di Kelvin e Rossby), va da sè che dopo un Nino strong, quale quello visto nell’ultimo anno, la massa d’acqua calda torni al mittente (verso Australia ed Indonesia) permettendo il raffreddamento massivo delle acque intorno al Pacifico sud-americano.
Attenzione però, poichè è provato che il ciclo dell’ENSO che, come dice l’acronimo, ingloba anche una componente atmosferica (SO sta per Southern Oscillation), può avere ripercussioni sull’andamento globale delle temperature, in questo caso concedere una temporanea discesa. Questo potrebbe funzionare da deterrente e mascherare per quest’anno la corsa verso l’alto delle temperature globali in attesa che (campa cavallo) qualcuno dagli alti tavoli di governo, si dia da fare per iniziare a prendere seri e concreti provvedimenti avverso l’indiscriminata emissione di gas serra nella buccia atmosferica.
Luca Angelini
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