
Quando le correnti in quota sono molto tese, le perturbazioni che scorrono trasportate da queste stesse correnti tendono a sfrangiarsi e a risultare più attive laddove si sommi un eventuale sollevamento forzato dell’aria da parte di una catena montuosa. In queste poche righe abbiamo descritto quello che sta accadendo proprio in questi giorni a cavallo dell’arco alpino, il quale sta facendo da barriera per le correnti perturbate lanciate dall’oceano in direzione dell’Europa centrale.

Così, proprio per l’effetto sopra descritto, noto come “sbarramento orografico” i versanti esteri delle Alpi ricevono ingenti quantitativi di precipitazioni, mentre i nostri rimangono a secco. Non tutti però: ci sono settori, come ad esempio l’alta Valle d’Aosta (Valle d’Aosta occidentale – Valdigne), che possono risentire di uno sfondamento di queste correnti che, proprio per il loro impeto, per la loro velocità, riescono comunque a far superare a nubi e precipitazioni le linee di cresta permettendo così ad eventuali piogge e nevicate di sconfinare anche oltre lo spartiacque orografico. In alto la situazione ad Aosta città la mattina di domenica 12 novembre (foto Paolo Favre).

Osservate voi stessi qui sopra la differenza di accumulo prevista per i prossimi giorni lungo l’asse alpino: pioggia e neve tutta al di là dei confini, secco altrove; poi l’alta Valle d’Aosta che riceve le precipitazioni in sconfinamento da Francia e Svizzera. Li si possono accumulare anche notevoli spessori nevosi, come quello documentato a Pavillon, 2.170 m, sopra Courmayeur (foto Marco Malangi – credit Meteo Valle d’Aosta). Da notare un accumulo di neve al suolo prossimo al metro.
Luca Angelini
