La strada percorsa fino ad oggi dalla stagione invernale, risultata stretta e tortuosa per più di un’occasione, ci ha spinto a focalizzare una analisi retroattiva, quella che in gergo tecnico è nota come “reanalisi“. Da questa si evince una componente senz’altro determinante che si è impostata alla fine dell’autunno (alla fine delle grandi piogge) e che ancora sembra dominare: quella che vede l’alta pressione atlantica quale ago della bilancia del nostro inverno.
Prima troppo disteso lungo i paralleli, poi parzialmente eretto verso le alte latitudini, ma pur sempre invadente per quel che concerne l’Europa occidentale, mai veramente convinto, nè di ispessirsi e convergere verso la stratosfera polare, nè tanto meno di finire la sua corsa a braccetto con i collega russo, più volte ben disposto al gemellaggio.
Insomma ce lo ritroviamo sempre tra i piedi. La ricorrenza di tale pattern sinottico è ben evidente dalle mappe che abbiamo selezionato e che racchiudono la portante dell’attuale stagione invernale. Questo potrebbe voler dire una cosa: potrebbe significare una parziale, prevalente deviazione di quanto di meglio l’inverno ci possa preparare, compatibilmente con il clima italiano, verso le regioni adriatiche e quelle meridionali. Ne abbiamo avuto un esempio a fine anno.
E’ facile comprendere infatti che le correnti fredde e perturbate “sputate” dal vortice canadese, sfruttando lo scivolo naturale offerto dal bordo orientale della nostra campana anticiclonica, finiscano per by-passare il nostro settentrione, anche per evitare il difficoltoso scavalcamento dell’arco alpino per rientrare dalla porta orientale, quella adriatica appunto.
Questa supposizione, supportata al momento proprio dalle recenti reanalisi, ha nel frattempo creato una scia di anomalie, sia nelle temperature superficiali dei mari, sia lungo strisce di continente, che possono ora essere considerate quali passaggi preferenziali da parte dei blocchi di aria fredda in arrivo. La direttrice portante da nord-ovest, se non interverranno scossoni a impostare un nuovo stato di equilibrio, potrebbe dunque continuare a favorire l’inserimento prevalente delle perturbazioni entro il pozzo depressionario ben attivo sul Mediterraneo centrale, con coinvolgimento più diretto di Adriatiche e meridione e più sbrigativo e infrequente per quanto concerne il settentrione.
Questa sarebbe la quadratura del cerchio, tuttavia per il prossimo futuro sarà buona norma rimanere in osservazione, soprattutto per vedere come reagirà il Mediterraneo all’attacco sequenziale sferrato da parte di quei nuclei di aria polare marittima che, primo a dopo, potrebbero all’improvviso scegliere di intraprendere strade diverse e magari riscrivere all’ultimo momento tutto un altro inverno.
Luca Angelini
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