Si spera proprio di si. A dire il vero, constatato che siamo nel bel mezzo dell’inverno, sarebbe anche ragionevole domandarsi se la neve riuscirà mai ad arrivare in val Padana prima della fine della stagione tuttavia, qui il discorso si fa già più complicato. Partiamo allora dalle nostre Alpi e Prealpi, che si sono trovate divise tra est e ovest tra nord e sud, interessate o meno da nevicate a seconda dell’esposizione alle correnti dominanti.
Ebbene, le nostre Alpi occidentali, Piemontesi e in parte anche valdostane (Marittime, Cozie, Graie, Pennine e Lepontine), hanno ricevuto apporti nevosi che, pur al di sotto dei quantitativi medi stagionali, hanno potuto conservarsi egregiamente grazie alle tre settimane di freddo che si sono susseguite nel mese di gennaio. In parte è quello che si rileva anche a ridosso dei settori più prossimi al confine di stato tra Lombardia e Svizzera (Retiche), mentre lungo la fascia prealpina e su quella alpina orientale (Dolomiti, Carniche e Giulie) le montagne presentano il loro volto inusuale per la stagione, brullo, praticamente senza neve.
Ecco allora che dall’Atlantico si propone qualche occasione per rifare il trucco alle nostre montagne. Già nella prima settimana di febbraio, come vi abbiamo anticipato in questo editoriale e confermato in questo video, un po’ di neve arriverà, per lo meno un’infarinatura, anche se si può ben sperare che le due perturbazioni in in programma tra venerdì e sabato possano regalare qualche soddisfazione in più.
Le quote non saranno eccelse; smaltito lo strato freddo che, paradossalmente era rimasto depositato a gennaio ma reso improduttivo dalla mancanza di precipitazioni, l’apporto di aria atlantica più temperata dovrebbe limitare il livello delle nevicate intorno ai 1.500 metri, salvo i soliti sbalzi dovuti a condizioni microclimatiche locali. Di questi tempi però, visto l’andazzo, possiamo considerare il tutto come oro colato.
Luca Angelini