Nubi accessore dei TEMPORALI: per non perdersi in mille sigle diverse

Shelf cloud, roll cloud, inflow tail e chi più ne ha più ne metta: sono tutti termini presi in prestito dai cacciatori di temporali americani che possono essere utili anche a noi per comprendere e studiare gli eventi temporaleschi più violenti. Descriviamo di seguito alcuni elementi utili alla comprensione con l’aiuto di aalcuni esempi.

Temporale a cella singola a multicella, a supercella, una grandinata violenta, una tromba d’aria, come fare per riconoscere le varie strutture e i fenomeni che vi si accompagnano? Ogni temporale è diverso dall’altro e da questo è nata l’esigenza di classificare le strutture temporalesche e le nubi accessorie ad esse associate.

Tra le nubi accessorie, la più conosciuta e ammirata è la cosiddetta Shelf Cloud, ossia una nube a forma di mensola che corre con forma arcuata dal centro del temporale verso l’esterno sotto la spinta delle precipitazioni e dell’aria fredda in caduta che vi si accompagna. Essa precede l’area delle precipitazioni e spesso viene confusa con la base del temporale, mentre la sua struttura è staccata dal cumulonembo.

Va da sè che la sua forma arcuata non indica la rotazione supercellulare, funzione che è lasciata alla vera protagonista della tempesta, la nube a muro o Wall Cloud. Quest’ultima, presente solo nelle supercelle, indica la bocca di aspirazione del temporale, settore entro il quale si infilano però anche parte delle correnti fredde discendenti e delle precipitazioni in caduta. Ne sovviene un abbassamento generale della base temporalesca detto Lowering  (per condensazione a quote minori) tramite cui è possibile individuare spesso la rotazione supercellulare.

E’ il punto nevralgico dove possono svilupparsi eventuali tornado e attorno alla quale cade la grandine più grossa a causa della spinta ascendente che trattiene nella nube il resto della colonna di precipitazioni.

v-shapedGrandine e tornado possono però formarsi anche in assenza di temporali supercellulari. Nel caso della violentissima grandinata occorsa nel Barese l’8 giugno 2011 ad esempio, si trattò di una struttura temporalesca multicellulare ad asse obliquo dove un ruolo determinante lo assunsero le correnti alle quote superiori (sud-occidentali) e una inversione termo-igrometrica a quelle medio-basse. Quest’ultima in particolare imprigionò tutta l’energia entro i bassi strati fino al classico “salto del tappo” cui seguì lo sviluppo della convezione esplosiva con le conseguenze del caso. Nell’immagine qui a fianco la struttura temporalesca vista al satellite.

Di tutt’altra natura un’altro quasi eccezionale episodio grandinigeno, quello che colpì la città di Milano l’11 giugno del 2011. In questo caso la presenza di una shelf cloud ha loweringgenerato confusione tra i “nefologi” improvvisati, ovvero tra i moltissimi appassionati di fenomeni violenti, i quali pensarono subito ad un fenomeno supercellulare. In realtà si trattò di un complesso multicellulare noto tecnicamente come MCS, ovvero un complesso convettivo formato dall’unione di più multicelle a grappolo. Nella figura qui a fianco il Lowering non mesociclonico (senza supercella) del temporale milanese immortalato dal nostro lettore.

Le correnti in quota occidentali (deboli), la linea di convergenza alpina come spunto iniziale e la successiva direzione di sviluppo dei temporali verso sud-est, secondo il noto schema di Corfidi, ne sono la prova sinottica. Possibile anche una parziale interferenza frontale a causa di una perturbazione in transito oltralpe (vedi immagine satsatellitare qui a fianco). La notevole energia disponibile per la convezione ha trovato anche in questo caso la via di sfogo sbarrata da una inversione mattutina nei bassi strati. Il soleggiamento diurno ha poi provveduto a smantellare il blocco permettendo la costruzione di convezione profonda e relativo rilascio di grandine grossa laddove le correnti ascensionali si sono dimostrate più vigorose, ovvero sopra i caldi asfalti cittadini.

E l’avventura continua con nuovi temporali e nuove nubi. Da oggi ne conosciamo qualcuna in più.

Luca Angelini

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