
Si fa presto a dire “ondata di gelo“. In realtà nel linguaggio meteorologico, la terminologia appropriata che identifica un’ondata di “gelo” è chiara e univoca, non prestandosi ad alcuna interpretazione soggettiva: per ondata di gelo si intende un periodo di almeno 2-3 giorni consecutivi durante i quali vaste aree di territorio fanno registrare temperature su valori pari o inferiori allo zero nell’arco delle 24 ore. In tal caso, ogni singola giornata caratterizzata da questo status meteorologico viene annotata come “giornata di ghiaccio“.
Attualmente però, in considerazione del noto effetto “rana bollita” dovuto alla rapidità con la quale si sta manifestando il riscaldamento del clima che fa da sottofondo agli eventi meteorologici, spesso il termine “ondata di gelo” viene abusato ed utilizzato in maniera impropria. La differenza tra un’ondata di gelo, così come è intesa oggi, e come invece andrebbe intesa è evidentissima: osservate la figura allegata: a sinistra le temperature dell’11 gennaio scorso e a destra quelle dell’11 gennaio 1985. In entrambi i casi i media hanno parlato di ondata di gelo. Nella realtà però, evidentemente, tra le due situazioni c’è un abisso….
Luca Angelini
