Per sorridere un po’: e se fosse il temporale a cacciare i cacciatori?

Sull’onda lunga delle nuove mode sbarcate dall’America, anche la meteorologia vanta una schiera di appassionati, talora accompagnati anche da veri e propri professionisti, che si dedicano alla loro passione cacciando nientemeno che i temporali.

Attenzione però, quando non si è esperti di caccia ai temporali, si corre il rischio di essere a nostra volta … cacciati. E quando i fenomeni sono imponenti e pericolosi come fulmini e tornado, occorre tenersi a debita distanza, per non correre inutili rischi.

La sequenza che vi propongo in calce a questo articolo mette in risalto in tutta la sua spaventosa imponenza le strutture nuvolose che identificano le supercelle temporalesche. Naturalmente siamo nella culla di questi fenomeni, le Plains americane. L’ammasso striato indica la rotazione antioraria del temporale, con avvitamento dell’updraft (corrente ascendente in entrata nel sistema). Si notano anche molte altre nubi accessorie, prima fra tutte la mensola nuvolosa in basso, che evidenzia il cosiddetto gust front, ossia il fronte delle raffiche generato dalle precipitazioni in caduta, ma la nefoanalisi, ossia l’identificazione del soggetto che ci troviamo dinnanzi di volta in volta è in verità più complessa e quasi sempre necessita anche delle immagini da satellite e soprattutto delle riflettività radar.

Comunque sia, alzati questi sipari minacciosi, come non è certo difficile immaginare, ci arriveranno addosso i fenomeni… e che fenomeni!

Luca Angelini

Per sorridere un po’: e se fosse il temporale a cacciare i cacciatori?

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