Per sorridere un po’: se al posto della NAO inventassimo la NEO?

Quando negli anni ’20 Sir Gilbert Thomas Walker, lo stesso che condusse emeriti studi sulla circolazione del Pacifico tropicale, scoprì che lo scarto della pressione al livello del mare tra l’Islanda e le Azzorre poteva essere di aiuto nella comprensione della circolazione atmosferica sullo scacchiere euro-atlantico, la meteorologia fece un grosso passo in avanti.

Questo perchè il neonato indice, ribattezzato NAO (North Atlantic Oscillation), descriveva in modo efficace il tempo destinato a coinvolgere l’Europa occidentale, notoriamente interessata dal letto delle correnti delle medie latitudini. L’oscillazione mostrava ben precise conseguenze anche sul tempo dell’Europa. Oggi, a quasi un secolo di distanza, gli ulteriori studi climatologici a riguardo hanno diviso il globo terrestre in numerosi spicchi, ognuno dei quali deputato a oscillare attorno ad un dato indice.

La circolazione generale dell’atmosfera per giunta, come ben sappiamo, ha subìto non pochi mutamenti. E ‘ nata così la necessità di stilare nuovi indici analoghi alla NAO ma che permettessero di inquadrare diversi altri settori. Di notevole importanza, anche se a torto rimasto da sempre un po’ nell’oblio, l’indice EA (East Atlantic), ossia l’oscillazione della pressione inteso in modo analogo alla NAO ma riferito ai settori di oceano prossimi al continente europeo, quindi sostanzialmente più utile anche a noi italiani.

La meteorologia però, come d’altronde tutta la circolazione atmosferica, è in continua evoluzione. La necessità di inquadrare in modo sempre più preciso il disegno delle alte pressioni o il percorso delle perturbazioni sul nostro Continente, potrebbe trarre giovamento da un nuovo indice: il NEO.

No, qui non c’entrano le note macchioline della cute. Indice NEO starebbe per North European Oscillation, ossia oscillazione nord europea, una sorta di NAO che vedrebbe però come estremi di analisi la pressione rilevata al livello del mare a Capo Nord in Norvegia e a Malta, nonchè il suo andamento previsto in chiave probabilistica. L’indice sarebbe l’ideale per tracciare tendenze a medio e lungo termine centrate sull’Europa, con passaggio diretto addirittura sull’Italia.

Possibile che nessuno finora ci abbia mai pensato?

Luca Angelini

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