
Le classiche perturbazioni atlantiche sembrano estinte, passate a miglior vita al di là delle Alpi. Sull’Italia quindi le piogge si sviluppano per vie traverse, entrambe poco utili ad assicurare un adeguato apporto d’acqua alle nostre falde: il primo meccanismo è quello legato al transito di gocce fredde, ovvero di vortici ciclonici isolati, che determinano quindi precipitazioni sparse e intermittenti (mentre in questo periodo necessiteremmo di fenomeni estesi e persistenti). La seconda via è quella convettiva, anch’essa legata alla presenza di vortici isolati, questa volta preferibilmente in quota. Anche in questo caso le precipitazioni che si sviluppano sono distribuite in forma irregolare, talora anche temporalesca e prediligono le aree montuose disertando spesso le pianure.
In virtù di tutto ciò le nostre regioni settentrionali, in uscita da un “non” inverno disastroso, non hanno ancora avuto occasione per recuperare il pesante deficit idrico accumulato in mesi di siccità fuori stagione. Anche aprile infatti si è sommato ai mesi precedenti staccando in particolare nella seconda decade un pesante -92% di piogge in meno del normale. E le Alpi, sotto i 2.000 metri, sono già prive di neve…
Luca Angelini
