In principio era il Ghibli, vento caldo del deserto…

… poi diventa Scirocco, quello che noi tutti conosciamo. La storia, seppur alla rovescia, è assimilabile a quella ben più interessante che si accompagna al Buran asiatico, che una volta giunto in Europa diventa Bora o Grecale.

Ma se il vento gelido delle steppe siberiane latita ormai almeno dall’inverno del 2012, l’alito caldo del Ghibli, rimanipolato come Scirocco, sta diventando quasi un piatto tipico servito a cadenze regolari e sempre più frequenti. Il Ghibli è dunque un vento caldo e secco tipico della Libia, che soffia da sud o da sud-est. Trasporta aria prelevata dalle dune del Sahara che solleva fino a grandi altezze verso la costa mediterranea.

Le polveri più fini riescono talvolta a sorvolare il mare e ad approdare sull’Italia con gli effetti e le conseguenze che abbiamo imparato a conoscere.  

ghibli satIn Libia porta violente tempeste di sabbia accompagnate da un vistoso aumento delle temperature, che possono superare i 30°C anche in pieno inverno. Pensate che per il Libici, il Ghibli è un vento benefico per l’agricoltura, poiché favorisce la maturazione dei datteri. Storicamente il Ghibli ha avuto risvolti determinanti. Vi propongo queste splendide parole del giornalista e report di La Stampa, Domenico Quirico:

“…Il vento del deserto è forte, capace di inghiottire eserciti interi: quello di Cambise, il re dei re persiano in marcia verso l’oasi del dio Amon; e quello di Rommel con i carri di ferro e gli aerei, accecato come gli antichi guerrieri e i loro cavalli….” “…È così forte da modellare le pietre splendenti di cristalli. Raccontano anche loro storie meravigliose e se le getti in un pozzo mille voci escono dalla profondità della terra, dove partono le piste dirette alle capanne degli dei inferi. Nessuno, neppure i più famosi guerrieri, neppure il grande Kaossen, li ha mai percorsi tornando vivo. È il vento che ti guidava con fragore di tempesta nelle grandi traversate degli erg , incanalandosi nei corridoi di sabbia e dune alte come montagne…”

Luca Angelini

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