
Le correnti stanno ruotando dai quadranti nord-occidentali, deformate da un campo di alta pressione in risalita dal nord Africa in fase di forte espansione verso l’Europa. Queste correnti dunque, oltre a trasportare contro l’arco alpino aria mite per la stagione, verranno sottoposte a ricaduta favonica a sud delle Alpi. Tutto ciò comporterà una marcata azione di sbarramento lungo i versanti esteri, dove avremo nubi e precipitazioni, mentre quelli italiani rimarranno pressoché all’asciutto, fatta eccezione per la Valle d’Aosta e per i settori alpini italiani settentrionali prossimi ai confini.
Da notare che le precipitazioni sono legate alla perturbazione che chiuderà la fase meteorologica atlantica e aprirà quella nord-africana. Il limite delle nevicate quindi, dapprima attestato mediamente intorno a 1.500-1.700 metri, tenderà ad alzarsi rapidamente fini a superare i 2.000-2.200 metri a partire dai settori occidentali. A tratti la quota neve potrebbe spingersi addirittura fino a 2.500-2.600 metri, specie tra Francia, Svizzera, Piemonte e Valle d’Aosta. Come potete immaginare si tratta di una situazione che, per quanto di relativa breve durata, si presta a destabilizzare anche notevolmente il manto nevoso predisponendo anche ad un elevato pericolo di valanghe (livello 4 su molte zone) e anche al rischio di piene improvvise.
Luca Angelini
