Molto spesso ci si reca in montagna senza la giusta consapevolezza delle condizioni atmosferiche che incontreremo lungo il percorso. Durante la stagione estiva il rischio più elevato è quello di fare indesiderati incontri ravvicinati con fenomeni temporaleschi, ancor più pericolosi se improvvisi, come nel caso dei temporali frontali. Nella malaugurata ipotesi ci dovessimo trovare faccia a faccia con il mostro nero del cielo, non rimane molto tempo per decidere il da farsi: occorre trovare al più presto un riparo, soprattutto a causa del pericolo di fulmini, assai elevato in montagna.
Le croci di vetta (immagine sopra) ci segnalano molto bene l’attivazione di un forte campo elettrico e quindi l’imminente pericolo di fulmini grazie al loro caratteristico ronzio.
Esiste però un ulteriore pericolo, questa volta malcelato, in tutte quelle situazioni, peraltro piuttosto frequenti, durante le quali il temporale che si sta avvicinando o sviluppando rimane nascosto alla nostra visuale a causa della spessa coltre di foschia o addirittura da nebbia per nubi basse, molto frequente sulle nostre montagne nella stagione estiva.
Ebbene, in questi casi l’unico sentore che ci può suggerire il probabile prossimo e improvviso mutamento delle condizioni atmosferiche ci arriva da un crepitio sinistro che arriva da eventuali punte metalliche poste nelle nostre immediate vicinanze, croci di vetta in particolare.
Il fenomeno denota che il campo elettrico del suolo, solitamente caricato negativamente a causa della cosiddetta “corrente di bel tempo” si è invertito. Le cariche positive del terreno vengono indotte dalla presenza di una base nuvolosa carica negativamente. Una nube temporalesca è attraversata infatti da un campo elettrico dovuto alla differenza di potenziale prodotto dalla struttura mista (acqua e ghiaccio) del cumulonembo, unitamente alle forti correnti che attraversano il corpo nuvoloso e che ne causano in estrema sintesi il caricamento elettrico. Lo scoccare del fulmine in questa situazione tende a riportare le cariche negative della base nuvolosa verso il terreno (fulmine “negativo”). Le scariche elettriche possono avvenire anche all’interno della nube: in questo caso, pur in presenza del caratteristico crepitio, non sussiste il rischio di fulminazione al suolo e quindi di folgorazione (temporali in fase di invecchiamento).
Il crepitio delle punte metalliche (noto anche come “potere delle punte”) denota dunque questa rischiosa situazione, con pericolo di fulmini imminente. Attenzione: la regola vale anche nel caso ci trovassimo in condizioni di buona visibilità, e con nubi temporalesche ad apparente distanza di sicurezza. Questo perchè, in taluni casi, il fulmine può scoccare tra la sommità della nube e non dalla sua base. In questo caso le nostre punte “friggono” a causa dell’elevata differenza di potenziale, pur in ambiente di cariche negative. La sommita del cumulonembo infatti detiene cariche positive e il fulmine (detto per questo motivo “positivo”) può attraversare distenza enche di 30-
Luca Angelini
Lascia un commento
Devi essere connesso per inviare un commento.