Quanto ha contribuito finora la fusione dei ghiacciai all’innalzamento dei mari?

Che i ghiacciai continentali stiano perdendo massa a vista d’occhio è certamente un’evidenza e le nostre montagne parlano chiaro, ma quando ci sovviene che dal 1961 abbiamo perso oltre 9000 miliardi di tonnellate di ghiaccio continentale, il dato inizia ad avere una sua importanza.

Uno studio internazionale diretto da ricercatori dell’Università di Zurigo, in Svizzera, e pubblicato su “Nature”. ha voluto quantificare in che modo questa perdita di acqua dolce abbia contribuito all’eventuale innalzamento dei nostri mari.

Tanto per cominciare il direttore dello studio, Michael Zemp, ha ricostruito le variazioni dello spessore del ghiaccio di oltre 19.000 ghiacciai in tutto il mondo usando i dati del World Glacier Monitoring Service e integrandoli con nuovi dati satellitari. Dalle analisi del team di ricercatori risulta che la perdita media di massa glaciale fra il 2006 e il 2016 è stata di circa 47 miliardi di tonnellate superiore (circa il 18 per cento) rispetto all’ultima stima calcolata dall’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC).

Le regioni che maggiormente hanno contribuito a questa perdita sono state l’Alaska (73 miliardi di tonnellate all’anno), l’Artico canadese (60 miliardi) e le Ande meridionali (34 miliardi), subito seguite dalla regione del Caucaso e dalle Alpi, con tassi di riduzione del loro volume compresi fra lo 0,5 e il 3 per cento all’anno.

Secondo le stime calcolate nello studio, dal 1961 al 2016 tutta questa perdita ha contribuito all’innalzamento del livello medio globale del mare di un livello medio compreso tra 22 e 27 millimetri, pari al 25-30 per cento dell’innalzamento complessivo dovuto alle perdite delle calotte polari.

Report Luca Angelini

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