Rogo senza precedenti nella foresta amazzonica, le possibili conseguenze

A vederla così possiamo indubbiamente ritenere di essere ormai alla frutta. Dopo le aree peri-artiche della Siberia, brucia anche la foresta pluviale dell’Amazzonia, il polmone verde del Pianeta che produce da solo oltre il 20% dell’ossigeno atmosferico.

Da quando brucia? Da oltre due settimane. Perchè brucia? Per la siccità? No, per la mano delittuosa degli speculatori. E intanto il presidente brasiliano Bolsonaro se la ride, proprio lui che ha favorito in loco le attività industriali e agroalimentari, quindi esattamente gli speculatori di cui sopra.

Comunque i numeri sono impressionanti e non trovano precedenti nel passato: dall’inizio dell’anno ad agosto 2019, i rilievi satellitari effettuati dall’INPE (Instituto Nacional de Pesquisas Espaciais) hanno conteggiato circa 73mila incendi, l’83 per cento in più rispetto ai 39.759 rilevati dallo medesimo Ente nello stesso periodo del 2018. Solo negli ultimi giorni i roghi individuati sono stati più di 6 mila. Si tratta del numero più alto da quando nel 2013 è stato avviato il monitoraggio.

Devastanti le conseguenze, sia a scadenza immediata (livello di fumi e inquinamento atmosferico), sia a lungo termine (tracollo della produzione di ossigeno e assorbimento di anidride carbonica).

Luca Angelini

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