Sole senza macchie, cosa vuol dire?

Gli ultimi dieci anni sono stati senz’altro molto particolari per quanto concerne l’andamento dell’attività solare. In relazione al ciclo caratteristico più breve che contraddistingue l’attività della nostra Stella, quello che copre appunto circa dieci anni di attività, sono state registrate diverse anomalie.

Giusto per capirci il ciclo solare di cui stiamo parlando, l’ultimo in ordine di tempo, è quello noto agli esperti con il numero 24. Partito già “male” rispetto al precedente, il numero 23 che ha tenuto banco nel corso degli anni ’90 e che è terminato tra il 2007 e il 2008, il ciclo 24 si è dimostrato poco attivo e ha raggiunto a stento due massimi, la cui magnitudo osservata allo SDO (Solar Dynamics Observatory) è stata pari a circa la metà del ciclo precedente.

A questo proposito arriviamo al punto: cosa ci fa capire che l’attività solare è ai massimi o ai minimi decennali? Certamente non ce ne possiamo accorgere a pelle, ma occorrono sofisticati strumenti. I dati raccolti possono essere consultati in tempo reale nella nostra pagina dedicata, ma quello che a noi importa è, in primo luogo, il numero delle macchie presenti nella fotosfera solare.

cycles23_24Più macchie si contano e maggiore è l’energia che il sole invia alla Terra (e all’intero Sistema Solare) sotto forma di onde elettromagnetiche. Considerando i grafici riferiti proprio all’andamento dell’attività maculare, alla conseguente magnitudo del flusso solare e altri parametri, si è notato che il ciclo 24 ha fatto registrare un massimo relativo nel 2012 e un secondo nel 2014. All’inizio del 2015 ha poi superato ampiamente il giro di boa iniziando la sua fase di declino.

Dunque, ricapitolando: dieci anni con un ciclo solare debole, con successiva ulteriore riduzione dell’energia emessa proprio in questi anni e oggi, la riprova di un Sole che sta entrando nel periodo di minima attività. Questi cambiamenti dell’attività solare a scala decennale (ad alta frequenza), non hanno particolari influenze dirette sul clima del nostro Pianeta, poichè la differenza di energia emessa è quasi ininfluente (solo qualche decimo percentuale), mentre ne hanno su scale temporali molto più lunghe.

Se questo trend dovesse continuare anche nei prossimi decenni, saranno forse i nostri nipoti a rilevarne le prime conseguenze di eventuale frenata sul riscaldamento globale attualmente in atto.

Luca Angelini

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