Sostenibilità, dove sistemare il prossimo miliardo di persone?

Solo posti in piedi sulla Terra: entro il 2030 sul nostro Pianeta vivranno 1,1 miliardi di persone in più di oggi, portando il totale a 8,5 miliardi. La maggior parte di esse si riverserà nelle affollate città asiatiche e africane, aggravando inquinamento e carenza di risorse.

Perchè tanta preoccupazione per questa sorta di affollamento planetario? Snocciolando due numeri la risposta verrà da sè e allora: la specie Homo Sapiens è comparsa sulla Terra circa 200 mila anni fa arrivando a far contare 5 milioni di individui su tutto il Pianeta circa 10 mila anni fa. Poi, con l’avvento dell’agricoltura proprio intorno a quel periodo, abbiamo potuto contare su migliori mezzi di sussistenza, tant’è che al tempo dell’Impero Romano eravamo circa 250 milioni, mentre abbiamo raggiunto quota 1 miliardo nel 1800.

In altri termici ci sono voluti quasi 200 mila anni per arrivare a 1 miliardo. Poi, con l’avvento di carbone e petrolio (la cosiddetta Rivoluzione Industriale), la crescita demografica ci ha portati a raggiungere quota 4 miliardi negli anni ’80 fino ai 7 miliardi e mezzo di oggi. A conti fatti, prima della Rivoluzione Industriale ci sono voluti 200 mila anni per arrivare a 1 miliardo di persone, dopo sono bastari 200 anni per salire di 6 miliardi e mezzo. Ed entro 15 anni saremo oltre 1 miliardo in più di oggi….

Il problema della sostenibilità è pertanto assolutamente evidente e lo vediamo anche nel continuo consumo di territorio, nella inarrestabile espansione della città. L’espansione urbana altera i “big seven” di una città, ovvero le sette regole d’oro per la sostenibilità: 1) vegetazione naturale, 2) terreni agricoli, 3) acqua potabile, 4) lavoro, 5) alloggi, 6) trasporti, 7) comunità.

Città in rapida crescita come Kano, Niamey, Sikasso e Bobo-Dioulasso, nell’Africa occidentale sub-sahariana stanno già convertendo le foreste circostanti in terreni agricoli irrigati per alimentare la popolazione in rapido aumento. La pianificazione urbana può rallentare questo degrado, e perfino migliorare la situazione, ma è raro che la protezione delle terre naturali e agricole, dei corpi d’acqua e della biodiversità siano una priorità dei governi municipali, che si concentrano invece sulla creazione di posti di lavoro e di alloggi, sui trasporti e sulla crescita economica.

Un nuovo approccio alla pianificazione urbana dovrebbe essere al tempo stesso globale e regionale. Insomma, muoviamo più terra noi come esseri umani che il Pianeta stesso con frane, alluvioni e terremoti! Bisogna considerare le aree che sono nella posizione migliore per sostenere una popolazione più elevata senza che sia necessario aumentare notevolmente l’impronta ecologica, già pesante, sulla nostra ormai limitata Terra.

Report Luca Angelini

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